“Ti saluto, Umbria di popolo!”

Il 30 agosto la diocesi, la città, la regione si sono scambiate un commosso saluto con mons. Fontana prima della sua partenza per Arezzo

“Ti saluto, Umbria di popolo, che ho amato e servito con tutto il cuore, fino allo stremo delle forze!”. Questo in sintesi il commosso saluto di mons. Riccardo Fontana all’arcidiocesi di Spoleto-Norcia, all’Umbria, a questa terra dei santi Benedetto e Francesco che ha servito per tredici anni, quattordici Pasque. Ora è stato promosso da Papa Benedetto XVI alla grande e antica Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, cinque volte più grande di quella spoletina, la più grande per estensione chilometrica dal fiume Po in giù. L’intensa giornata di domenica 30 agosto, festa della Dedicazione della chiesa cattedrale, è iniziata al teatro Caio Melisso, dove le autorità regionali e locali hanno salutato mons. Fontana in un Consiglio comunale aperto. Terminato il momento in teatro, ha avuto inizio la solenne concelebrazione eucaristica in cattedrale. Con mons. Fontana c’erano il vescovo di Porto-S. Rufina, mons. Gino Reali, e quello emerito di Gubbio, mons. Pietro Bottaccioli, che rappresentava l’episcopato umbro. Tantissimi sacerdoti, più di mille fedeli provenienti da ogni angolo della diocesi sono saliti in duomo per salutare il loro Arcivescovo, per applaudirlo, per dirgli grazie, per stringergli semplicemente la mano, per commuoversi, anche, ricordando momenti vissuti. Nella sua omelia mons. Fontana ha rievocato la figura di san Ponziano: “Al seguito del Santo Cavaliere ho vissuto questo tempo come una veloce, festosa cavalcata, insieme con la mia gente, alla maniera dei vescovi antichi. Qua lascio un pezzo d’anima, con il sapore dolce di una storia bella. La terra che dette i natali a Benedetto da Norcia e a Francesco d’Assisi, nel recupero di uno stile di vita che è la Regula monachorum e nella ricerca della libertà interiore del Poverello e della poesia della vita, è una proposta affascinante. Questo è il patrimonio che lascio, per grazia di Dio, in mani sicure, all’arcivescovo Renato Boccardo, al quale mi legano oltre trent’anni di stima e di amicizia, di comunanza di formazione e di servizio alla Chiesa universale e al Papa”. Poi, l’ultimo, commosso saluto alla sua amata gente di Spoleto-Norcia: “Con ancora negli occhi le mura medievali delle nostre città, da Bevagna a Montefalco, a Norcia, da Trevi a Spoleto, alle splendide comunità accastellate della Valnerina, so che altre mura ci attendono da contemplare insieme: quelle della Città di Dio, la santa Gerusalemme del Cielo, alla quale, centoquindicesimo successore di san Brizio, vi do, a tutti, appuntamento”.

AUTORE: Francesco Carlini