Abolire il Natale? Che idea!

Editoriale

La notizia, dopo una prima comparsa a sorpresa, è già sparita dai giornali. Il Consiglio comunale di Oxford ha deciso di cancellare la parola Christmas, Natale, dalle celebrazioni: lo scopo è di rendere l’evento ‘più inclusivo’, cioè più fruibile da tutti, anche da coloro che non sono cristiani. e a cui la nascita di Gesù Cristo non importa affatto. In modo particolare si vuole rendere omaggio ai tanti, che sono sempre di più, che appartengono ad altre religioni. In realtà a musulmani e ebrei la scomparsa dei segni della sacralità dalla società non sembra un progresso, perché anche loro ritengono rispettabile la storia e la presenza della religione e delle religioni che si sono o si stanno affermando in Europa. La deriva secolarista nel panorama della vita civile è un impoverimento, non una conquista. A conforto di ciò vengono le parole di Sabir Hussain Mirza, presidente del Muslim Council di Oxford, che all’Observer ha detto: ‘Questa è la festa alla quale tutti guardiamo una volta l’ anno. Cristiani, musulmani e fedeli di altre religioni, aspettiamo tutti il Natale. Personalmente sono deluso, offeso e anche arrabbiato: il Natale è speciale, non va ignorato e fa parte della cultura britannica’. Per il rabbino Eli Bracknell ‘è importante conservare la tradizione natalizia; diluirla fa solo male all’identità di questo Paese’. Lo pensano anche persone non credenti, che rispettano la tradizione cristiana che si è affermata, non certo per caso, come segno e strumento di identità, cultura e moralità. In ogni modo, quest’anno nella cittadina inglese, famosa per l’università e i suoi college dove nei secoli hanno studiato personaggi che hanno segnato la storia (25 primi ministri del Regno, 2 re, 47 Nobel e 12 santi), sui festoni delle manifestazioni pubbliche non si leggerà Merry Christmas, ma auguri per il Winter Light Festival, la Festa della luce d’inverno. Il vice capo del Consiglio comunale ha cercato di minimizzare la cosa promettendo che, comunque, sarà innalzato nella piazza principale della città il solito albero di Natale, ‘anche se lo chiameremo diversamente’. Un giornalista cattolico nostro amico suggerisce che lo chiamino ‘L’albero dell’idiozia’. Che ne dite? Io penso che non ci si debba fermare a reazioni immediate e che la cosa meriti una riflessione e un esame di coscienza da parte dei cristiani. Cosa ne abbiamo fatto del Natale e della Pasqua e di tutto il resto? Se viene meno l’anima nelle tradizioni e nelle feste, rimangono gesti senza senso, brandelli di cose morte. Detto altrimenti, se le radici della fede che alimentato la nostra civiltà si inaridiscono, anche le espressioni esteriori di essa, prima o poi, scompaiono, come stanno scomparendo dalle legislazioni e dai comportamenti taluni principi fondamentali dell’umanesimo cristiano. Il processo verso una società pagana, politeistica e idolatrica non è di natura deterministica, come le leggi fisiche, ma legato alle scelte delle persone singole. Per tenere in piedi il Natale è necessaria la fede e l’annuncio della buona notizia: ‘Gloria a Dio e pace agli uomini, perché il Figlio di Dio si è fatto uomo nel grembo della Vergine’. Altrimenti si può tornare alla festa degli antichi romani che nello stesso periodo celebravano il Dies natalis solis invicti (Giorno natalizio del sole vittorioso), cantando l’inno appropriato: ‘Sole che sorgi libero e giocondo’, punto e basta.

AUTORE: Elio Bromuri