Ai ‘nuovi barbari’ tornerebbe utilissima la Bibbia

Gli alti numeri nella scelta dell’insegnamento della religione cattolica sono certamente un indice positivo per la società italiana e umbra. Stanno a dire che la dimensione religiosa è percepita come meritevole di attenzione almeno come l’educazione fisica. Meritevole e importante perché trasmette conoscenze utili, culturalmente e anche spiritualmente. Ogni disciplina comporta un bagaglio di conoscenze e un affinamento di attitudini della mente. In questo caso l’attitudine, ad esempio, a percepire il senso del sacro entrando in una cattedrale gotica o in una basilica romanica e saper valutare un canto gregoriano di monaci o un concerto di organo e gli affreschi del Beato Angelico senza scriverci sopra il proprio nome con il pennarello. Una scuola che fa diventare ‘civile’ un ‘barbaro’, ripercorrendo il processo avvenuto con i popoli nordici nell’Alto Medioevo. A questo punto sia lecito domandarsi: quelli che non si avvalgono, perché e che cosa fanno in alternativa. Potrebbe sembrare una domanda impertinente. Ma ne sottende un’altra: di chi o cosa hanno paura? Di conoscere e confrontarsi con le 305.441 parole dell’Antico Testamento che, tra l’altro, riguarda prima di tutti gli ebrei e in certo senso anche i musulmani, senza dire tutti i cristiani compresi nelle tre famiglie classiche, cattolici, ortodossi e evangelici, più tutti gli altri che stanno fuori da ogni confessione tradizionale, e inoltre tutti quegli uomini di cultura che ispirandosi a Benedetto Croce sono autorizzati a pensare che pochi italiani ed anche pochi europei possono non dirsi cristiani. Mi pare che alcuni anni fa un nostro caro e importante filosofo, nostro perché umbro, Dario Antiseri, avesse fatto la proposta di rendere obbligatorio lo studio della Bibbia in tutte le scuole italiane. Beh! L’insegnamento cattolico oggi è l’unica opportunità che i giovani hanno di conoscere la Bibbia. Sarebbe il caso di approfittarne. A coloro che non si avvalgono, di cui va rispettata la libera scelta, la scuola non può limitarsi a offrire l’uscita dalla scuola o poco più. Peccato. I giovani meritano qualcosa di meglio.

AUTORE: Elio Bromuri