Alle elezioni ha perso la politica

I risultati delle elezioni amministrative (un campione ristretto ma significativo, anche per la presenza del Comune di Roma) a qualcuno sono sembrati sorprendenti, ad altri la conferma del progressivo decadimento delle forze politiche (tutte). Sorprendenti possono essere stati la buona affermazione dei candidati del Partito democratico e il crollo – ma sarebbe più appropriato dire lo sgonfiamento – del movimento di Grillo. La conferma è la crescita dell’astensione, ormai imponente. Le percentuali e i seggi si calcolano solo sui voti espressi, e così, per esempio, Marino può vantarsi di avere avuto oltre il 40 per cento; ma in cifra assoluta quel 40 per cento vale in realtà 20 o ancora meno. Ancora una volta, lo sforzo di ciascun partito non è stato quello di tirare dalla propria parte gli incerti, tanto meno quello – più difficile – di conquistare gli elettori del campo avversario. È stato quello, più modesto, di convincere i propri vecchi elettori a uscire ancora una volta di casa per andare a votarli, sia pure malvolentieri. In questo gioco hanno perso tutti, qualcuno però un po’ meno: il Pd, che dunque ha poco da cantare vittoria. Perdente è, di nuovo, la politica. I partiti hanno fatto tutto il possibile (e a volte persino di più) per rendersi sgradevoli all’elettorato; ma questa volta il riflusso ha colpito anche il non-partito, o l’antipartito, quello di Grillo. Perché? Perché le masse che appena tre mesi fa avevano votato per Grillo erano mosse, in gran parte, solo dalla voglia di “dare una lezione” ai loro vecchi partiti, insomma era uno sfogo, più che una scelta. Per di più il comportamento dei neoparlamentari grillini è stato a dir poco deludente (ma si poteva prevedere). Conclusione: trionfa il rifiuto della politica. Eppure la politica, la buona politica, è essenziale. Governanti e amministratori, piaccia o no, sono chiamati ogni giorno a prendere decisioni che toccano la nostra vita, che non possono essere rinviate, sono angosciosamente difficili e, se sbagliate, possono fare danni immensi.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani