All’unità, per ora, si tende

Visita del Vescovo all'unità pastorale Beate Angelina e Vanna. Parla il parroco

Sono un sacerdote congolese inserito nella vicaria delle Beate Angelina e Vanna da circa 8 anni; busso alla porta de La Voce, autorevole settimanale della Chiesa umbra, per condividere l’esperienza maturata in questo ambito. Sento anzitutto il dovere filiale di ringraziare mons. Scanavino che, dopo il vescovo Grandoni, mi ha confermato e integrato in questa Chiesa locale, che sempre più mi conquista col suo fascino eucaristico.Cosa dire dell’unità pastorale (Up)? La scelta dell’Up tra più parrocchie è un segnale forte che ci ricorda che in ambito pastorale veniamo da una pratica di forze frammentarie e forme di individualismi che, pur avendo probabilmente dato alcuni frutti nel passato, oggi non reggono più. L’Up ci insegna che la missione non va privatizzata né ghettizzata ma, in quanto polmone della vita ecclesiale, ha bisogno di trasparenza, di condivisione e, soprattutto, di assunzione di un profilo organico per le parrocchie ubicate su uno stesso territorio. Inoltre, tale scelta è un invito a uscire sia dalla logica dell’autosufficienza, sia dall’improvvisazione che dal monadismo pastorale, per quanto dotato e competente sia il ministro. Ritrovarsi insieme, responsabili di cinque parrocchie, per pregare, condividere, fissare obiettivi comuni, proporre, deliberare, conoscere le ricorrenze particolari e parteciparvi: sono argomenti che spingono a riconoscere come la scelta dell’Up non vada liquidata frettolosamente ma piuttosto giudicata un più idoneo sistema per l’evangelizzazione. Ricordo in questa vicaria, nel tempo, sacerdoti come i compianti don Angelo, don Rinaldo, don Giovanni, pastori che tra i primi ho incontrato negli appuntamenti settimanali dell’Up: non erano momenti di svago né un passatempo, ma santo desiderio di rimettersi in questione, confrontando il proprio operato quotidiano con i princìpi del magistero della Chiesa, nel rispetto delle regole e direttive, in continua ricerca di una sintonia con la propria gente. Però bisogna riconoscere che la scelta dell’Up, al nostro interno, sembra oggi non riscuotere sempre il consenso dovuto. Essa comporta certo il rischio permanente, se non evangelicamente gestita, di annullare l’identità delle singole parrocchie. Ben vengano le scelte comuni, ma ogni tentativo di omologare le parrocchie in un unico schema o in un unico profilo potrebbe rivelarsi controproducente. Sarebbe peraltro ingeneroso pensare all’Up come una ruspa. Nella nostra Up al momento non ci ritroviamo più, come una volta, ogni settimana. Mi manca soprattutto la preghiera comune. Tuttavia portiamo avanti insieme alcune esperienze: la preparazione dei fidanzati al matrimonio; la Caritas interparrocchiale, che ha un’unica sede, e che si trova ad assistere oltre cento famiglie; giornate di preghiera e momenti di studio interconfessionali. Sarebbe bello che tornassimo anche, insieme, a preparare catechisti e ministri. Ma questo, spero, possa essere uno dei frutti della Visita pastorale.

AUTORE: Don Agostino Muamba Tshibanda