Altri 1200 sì alla vita

Perugia. Il Centro aiuto alla vita, capofila di sette centri in Umbria

Oltre cento donne, di cui sessanta in stato di gravidanza, assistite nel corso del 2007. Assistenza piscologica, sociale e morale, economica e di mediazione con le famiglie: sono queste le principali prestazioni offerte dal Centro di aiuto alla vita di Perugia, un sodalizio che affianca il Movimento per la vita nella promozione e nella difesa del valore della vita in tutte le sue forme e condizioni, specialmente quella nascente. Mentre il Movimento è impegnato per lo più in un’azione intellettuale di creazione e sostegno della cultura della vita, il Cav è il vero braccio operativo, che offre assistenza concreta alle donne o alle coppie con problematiche relative all’accettazione di una gravidanza indesiderata o inattesa o a un aborto. Umanità e professionalità si nascondono dietro ai volti sorridenti delle volontarie dei Cav di tutta Italia (ve ne sono 303 su tutto il territorio); ascolto e comprensione sono le parole d’ordine di un mestiere delicato, in cui l’obiettivo è quello di non lasciare la donna sola mentre vive un momento così cruciale della propria esistenza. Oltre alla consulenza e al supporto psicologico per tutto il periodo di cui la donna ha bisogno, uno dei più importanti mezzi di sostegno offerto nei Cav è quello economico, con l’erogazione dei ‘Progetti Gemma’ (adozioni prenatali a distanza con un contributo di 160 euro per 18 mesi ad una donna che sta per partorire il suo bambino). In Umbria sono sette i presidi al servizio della vita; il capofila è il Cav di Perugia, attivo dal 1981, in cui fa da colonna la volontaria Leonia Mezzetti dal 1991 in maniera stabile, assieme ad altre quattro volontarie. La loro disponibilità va al di là, naturalmente, degli orari di sportello: ‘Quando è necessario ci muoviamo a qualsiasi ora, anche di notte se c’è un’emergenza’. Abbiamo chiesto a Leonia come sia iniziata la sua battaglia per la vita: ‘Prima ancora di entrare al Cav, con il referendum sull’aborto del 1968, le grandi lotte le facevo già dal mio luogo lavoro. Sentivo che l’aborto era comunque un impedimento ad uno svolgimento. Non capivo ancora tutto, ma sentivo il male che c’era in quella scelta. Poi sono arrivata al Cav. In questi anni mi sono trovata anche a piangere, perché non potevo immediatamente dare una risposta o perché non ero stata capace di convincere una persona a non rinunciare a suo figlio e a se stessa. Sì, perché è chiaro che quando si salva un bambino, si salva anche la mamma. I momenti più duri sono quando le ragazze a volte tornano gridando: ‘Perché non ti ho ascoltato? Rivoglio mio figlio!’. È il dramma più grande e nessuno ne parla, anzi, c’è in giro una grande cultura della morte mascherata da pretesa di informare le donne alla verità…’. In questi anni grazie ai volontari dei Cav di tutta Italia molte mamme hanno potuto dire il proprio ‘sì’ alla vita, raggiungendo l’incredibile numero di 100.000 bambini nati; sono circa 300.000 le donne che hanno beneficiato dell’attività dei Cav (dati estratti dall’ultimo Dossier vita Cav del 2007).

AUTORE: Mariangela Musolino