Amò le nostre città, la gente, i poveri

Una folla commossa, per l'estremo saluto a mons. Grandoni

Una folla di centinaia di persone ha accolto, venerdì 24 marzo, il feretro di mons. Decio Lucio Grandoni che entrava nella basilica concattedrale di Todi per la celebrazione delle esequie. Un silenzio straordinario, interrotto solo dalle preghiere dei sacerdoti e dei fedeli in processione che si sono mossi dalla camera ardente, allestita nella cripta del duomo, fino all’altare maggiore della chiesa, con la bara che avanzava portata sulle spalle da sacerdoti e da laici nella navata centrale della Santissima Annunziata. Sono state tante le persone che, nei due giorni in cui la salma del Vescovo è rimasta nella cripta del duomo, sono venute per una preghiera e per l’estremo saluto, o che hanno partecipato alle veglie di preghiera nei giorni che hanno preceduto il funerale. C’era una intera diocesi, venerdì scorso, a porgere l’estremo saluto al Vescovo che è stato pastore di questa Chiesa per quasi tre decenni; tante persone che in trent’anni egli aveva conosciuto, incontrato e guidato; tanta gente dalle diverse parrocchie della diocesi, tanti giovani ed adulti rappresentanti anche le diverse aggregazioni ecclesiali della nostra Chiesa locale, a cui mons. Grandoni, durante il suo ministero episcopale, aveva dato sostegno e vigore. I volontari della Caritas diocesana, i giovani scout nella loro usale divisa, che hanno riportato alla memoria come anche mons. Decio Lucio, nella sua giovinezza, avesse aderito al gruppo scout della città di Todi, come è stato ricordato da alcuni suoi coetanei. Hanno partecipato alla solenne celebrazione anche i rappresentanti delle diverse istituzioni locali: i sindaci e vicesindaci dei 24 comuni del territorio della diocesi (da Bolsena a Marsciano, da Ficulle a Gualdo Cattaneo) con i gonfaloni dei loro municipi, ed anche la presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti, oltre a numerosi rappresentanti delle Forze dell’ordine, dei carabinieri, della polizia e della guardia di finanza. La solenne celebrazione, la cui liturgia è stata animata dai cori di Todi, Orvieto, Avigliano e Castel dell’Aquila, è stata presieduta da mons. Chiaretti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra, che ha concelebrato con oltre cento sacerdoti, religiosi e diaconi della diocesi e con gli altri vescovi delle diocesi dell’Umbria. Oltre ai vescovi umbri erano presenti anche mons. Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, il card. Ennio Antonelli arcivescovo di Firenze, mons. Divo Zadi, vescovo di Civita Castellana, e padre Domenico Cancian, padre generale della congregazione dei Figli dell’Amore misericordioso. Anche il Seminario regionale di Assisi era presente alle esequie, con i seminaristi delle diverse diocesi e con il rettore don Nazareno Marconi. Nella sua omelia mons. Chiaretti ha esordito leggendo il rogito, il documento che per tradizione viene inserito nella bara dei vescovi e che delinea le principali vicende terrene del defunto, ed ha ricordato a tutti i presenti la figura di mons. Decio Lucio e la sua intensa vita di pastore che egli volle, al temine del suo mandato come Vescovo della diocesi di Orvieto-Todi, raccontare in un libro autobiografico pubblicato proprio un anno fa. Di mons. Grandoni ha voluto tratteggiare l’opera e la missione pastorale, il senso di una vita spesa per la Chiesa, ‘una Chiesa non astratta, ma concreta, fatta di persone, di uomini e donne’ e ricordare l’amore che egli nutriva per la città natale di Todi e per Orvieto, per le persone semplici delle parrocchie, per gli operai delle fabbriche in crisi, per le persone provate dal dolore e dalle tragedie, per gli anziani, per i perseguitati ed i poveri delle missioni albanesi della diocesi. Anche il card. Antonelli al termine della celebrazione ha voluto ricordare, in un breve intervento, la sua stima ed il profondo legame che lo univa al vescovo Grandoni, che conosceva fin dalla sua infanzia e che lo aveva, proprio nella chiesa che in quel giorno ne accoglieva i resti mortali, ordinato presbitero e, poi, successivamente, vescovo.Alle parole dei due vescovi si sono uniti i ricordi che anche il sindaco di Todi, Catiuscia Marini, e di Orvieto, Stefano Mocio, hanno tratteggiato, con grande efficacia e partecipazione, nei loro interventi alla fine della celebrazione. Le moltissime persone che hanno conosciuto mons. Decio Lucio Grandoni nel corso della sua missione pastorale hanno accompagnato nella preghiera e nella memoria il loro pastore nel suo ritorno alla casa del Padre.

AUTORE: Francesca Carnevalini