L’amore del Padre

“Con voce di giubilo date il grande annunzio, fatelo giungere ai confini del mondo”, recita l’Antifona d’ingresso della VI domenica di Pasqua anticipando il messaggio di apertura del Vangelo a tutti i popoli.

Prima lettura

Durante le celebrazioni liturgiche del tempo pasquale si è infatti conosciuta l’opera di evangelizzazione gradualmente rivolta ai pagani e questa domenica la Parola di Dio ci propone proprio l’ascolto del cap. 15 degli Atti degli Apostoli che riferisce le decisioni ufficiali prese dagli “apostoli” e dagli “anziani” nei riguardi dei pagani convertiti al Vangelo. Questo il contesto.

Arrivano ad Antiochia di Siria alcuni che confondono i ‘nuovi’ credenti in Cristo dicendo: “Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati”. Paolo e Barnaba dissentono animosamente e prendono la decisione di andare a Gerusalemme dove “sono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani”. Viene così indetto un autorevole consesso per risolvere la questione. I “farisei che erano diventati credenti” intervengono per primi esprimendo l’opinione secondo la quale i pagani convertiti debbano essere circoncisi e osservare la Legge di Mosè.

L’apostolo Pietro esprime l’opinione per cui non è necessaria la circoncisione intanto perché “già da molto tempo le nazioni ascoltano la parola del Vangelo” e poi perché ha già sperimentato che anche sui pagani è sceso lo Spirito santo e quindi Dio non fa nessuna discriminazione. È dunque inutile costringere a portare un giogo che non serve più perché nullificato dalla grazia di Gesù per la quale “siamo salvati noi, così come loro”. Paolo e Barnaba fanno presenti “quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro”.

Giacomo riprendendo Pietro e citando la Sacra Scrittura (Am 9,11-12) propone un’importante soluzione che viene accolta ed ufficializzata con una lettera scritta ed inviata alle comunità in cui ribadisce il no alla circoncisione ma suggerisce l’osservanza di quelle prescrizioni che permettono ai giudeo-cristiani di frequentare i pagani convertiti senza contrarre l’impurità rituale: “astenersi dalla contaminazione con gli idoli”, cioè dalle carni degli animali sacrificati nei riti pagani, “dalle unioni illegittime”, (gr. porneia) cioè tutte le unioni sessuali irregolari elencate in Lv 18, “dagli animali soffocati”, ritualità pagana (cruenta), non confacente allo sgozzamento rituale, “e dal sangue”, principio della vita (e la vita appartiene solo a Dio!).

Salmo

Si avvia così in modo ufficiale l’annuncio della salvezza a tutte le genti allo stesso modo di come canta l’inno di lode del Salmo responsoriale.

È un Salmo che inizia con la consapevolezza della fragilità umana davanti alla maestà divina (“Dio abbia pietà di noi”) e continua con la richiesta della manifestazione della luce del volto del Signore non per il personale godimento del rapporto privilegiato con il Signore, ma piuttosto perché attraverso loro tutte le genti conoscano la salvezza del Signore.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA
Atti degli Apostoli 15, 1-22. 22-29

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 66

SECONDA LETTURA
Dal Libro dell’Apocalisse 21,10-14. 22-23

VANGELO
Dal Vangelo di Giovanni 14,23-29

Seconda lettura

Il libro dell’ Apocalisse prosegue con il messaggio universalistico perché esalta la “città santa, Gerusalemme, che viene dal cielo” e tutti possono usufruire della sua luce perché riflette “la gloria di Dio”.

Essa è descritta con parametri numerici che rimandano all’idea di perfezione perché viene ripetuto il numero 12 che è il numero che significa la totalità della comunità rappresentata dalle 12 “porte” sopra le quali sono riportati i nomi delle 12 tribù e dai 12 “basamenti” sui quali sono i nomi dei 12 apostoli. Tuttavia, la città santa non conserva più il Tempio perché la presenza divina non è più contenibile nelle mura, in quanto è incarnata nel Corpo crocifisso e risorto di Cristo.

Ed è Gesù stesso a garantire la verità della Sua presenza nell’ultimo discorso che tiene ai discepoli prima di essere arrestato, calunniato e condotto al patibolo, secondo quanto riporta l’ evangelista Giovanni. Il messaggio che trasmette è ancora quello dell’amore, ma lo presenta indicando aspettative nuove e più esigenti.

Quanto Gesù proferisce è in risposta a Giuda Taddeo che gli ha chiesto spiegazioni in merito al suo manifestarsi ai discepoli anziché al mondo. Con il suo discorso Gesù sembra deviare la richiesta di Giuda, ma il seguito ci fa comprendere il motivo per cui sono proprio loro i destinatari che poi si faranno portavoce e testimoni del Vangelo nel mondo.

L’obiettivo è alto perché Gesù non parla tanto di sé quanto del rapporto dei discepoli con il Padre: nella misura in cui amano Gesù ed osservano la sua Parola sono per questo amati dal Padre ed ammessi alla comunione con Lui. Tuttavia, Gesù non lascia soli i discepoli perché promette il “Paraclito” (lett. ‘chiamato accanto’) che verrà dopo un periodo di ‘vuoto’ al fine di insegnare e far ricordare -nel significato biblico di ‘rivivere’- le Parole di Gesù.

Inoltre, Gesù dona il più prezioso dei regali che è la “pace” che nella cultura semitica equivale ad uno stato personale di benessere fisico, spirituale e materiale. Ma la ‘pace’ così definita non coincide ancora con quella che elargisce Gesù (“non come la dà il mondo io la do”) che è ad un livello superiore perché consiste in uno stato di comunione d’amore con Lui. È proprio il caso di concludere con le parole dell’Alighieri: “En la sua voluntade è la nostra pace” (Paradiso III,85).

Giuseppina Bruscolotti