Persone che vanno al bar è normale. Meno normale se si danno appuntamento un giorno preciso ad un’ora precisa, sapendo che il loro gesto è parte di una mobilitazione generale e che in altre parti d’Italia altri stanno facendo la stessa cosa: prendono un caffè in un bar che ha messo fuori le slot machine.
Oggi in diverse città italiane, tra le quali anche Assisi, presso il Bar della Stazione e il Caffè dei Priori di Santa Maria degli Angeli si è tenuta la manifestazione-mobilitazione del 10 luglio promossa da The Economy of Francesco e Movimento SlotMob: una giornata di festa e democrazia economica per dire no all’azzardo “prendendo sul serio l’invito del papa rivolto ai giovani dell’Economia di Francesco: ‘Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra’”.
La parola ai protagonisti del flash mob
La testimonianza dei giovani Gabriele Sarnari e Giada Rosignoli (video: daniele Morini).
Giada: Abbiamo scelto il bar della stazione dopo aver parlato con il gestore. Ci ha detto che aveva trovato le “macchinette” e non le aveva tolte, ma poi quando ha visto che andando ad aprire il bar trovava già ad aspettarlo persone che il giorno prima avevano perso molti soldi e si aspettavano di vincerli alle stesse macchinette, ha capito il danno che le slot fanno alle persone e al bene comune. E ha deciso di toglierle.
Azzardo: sistema che alimenta usura e mafie
Oggi, affermano i promotori dell’iniziativa, “un pezzo della società civile italiana resiste al potere idolatrico del denaro come testimoniano quei baristi che rifiutano di vendere i prodotti dell’azzardo nei loro esercizi commerciali”.
“Da una pandemia si può uscire migliori o peggiori di prima. La politica italiana – dicono i promotori della manifestazione – sembra non aver capito la lezione e continua nella strada dell’incentivo all’azzardo di massa che produce vittime e allarga le diseguaglianze sociali. Non si esce dalla crisi inondando il territorio di minicasinò, sale slot e vlt, lotterie istantanee, gratta e vinci, ecc. Trappole perfette di un sistema che alimenta usura e mafie”.
Stop ad uno Stato che prende soldi per l’azzardo
I promotori chiedono non di “limitare un danno” ma che siano fatte scelte che vanno alla radice del problema: chiedono di “togliere le concessioni dello Stato alle multinazionali di un settore generatore di un’economia malata”.
“La vera dipendenza patologica è quella delle casse dello Stato verso le entrate gestite dall’industria dell’azzardo strutturalmente interessata alla ricerca del profitto”.
“Non si può giustificare la permanenza dell’azzardo di massa con il ricatto occupazionale”, scrivono i promotori chiedendo che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) siano “indirizzate ad una riconversione economica capace di generare un lavoro degno”.
Nuove entrate per l’erario, aggiungono, “vanno ricercate colpendo i paradisi fiscali e le forme di speculazione esistenti”.
La società civile dice NO, ma …
C’è l’esempio negativo di quanto avvenuto in Piemonte.
“Con la scusa del ricatto occupazionale”, denunciano, “nonostante la ferma opposizione della società civile responsabile e di tanti amministratori locali”, hanno eliminato “una legge regionale del 2016 che poneva degli ostacoli alla diffusione indiscriminata dell’azzardo”.
Il “gioco” legale non elimina quello illegale
“A livello nazionale – denunciano – si vuole togliere ogni intralcio alle lobby di azzardopoli”. La motivazione, smentita dai fatti e dalla relazione della Direzione nazionale antimafia, è che “il cosiddetto ‘gioco legale’ eliminerebbe quello ‘illegale’”.