Aziende umbre che aprono centri produttivi all’estero, specie in quei paesi dove il costo del lavoro rende i prodotti competitivi, e capitali extraterritoriali richiamati da opportunità di investimento nell’economia locale. Un doppio flusso finanziario che in Umbria non ha ancora raggiunto numeri di rilievo. La tendenza è quella di una crescita, ma a piccoli passi. Nelle scorse settimane lo abbiamo annotato analizzando i dati sull’import-export umbro e sulle aziende regionali che si aprono a rapporti di collaborazione produttiva con partner esteri. Stavolta parliamo, invece, della capacità del nostro tessuto economico di attirare investimenti. Un’occasione offerta dal convegno regionale che si è svolto a Spoleto nei giorni scorsi e che ha affrontato proprio il tema “Marketing territoriale e sviluppo locale: le opportunità dell’Umbria”. Le carte vincenti del tessuto socio-economico regionale sono in sostanza due. Rispetto ad altri territori, nazionali ma anche europei, interessati ai programmi dell’Obiettivo 2 e con caratteristiche analoghe quanto a industrializzazione e urbanizzazione, l’Umbria offre una migliore redditività delle attività produttive e una buonissima qualità della vita. Questo quanto emerso dal lavoro preparatorio che la Regione ha compiuto per lanciare il marketing territoriale. Dal convegno spoletino è emersa la necessità di attivare azioni efficaci a sostegno dello sviluppo regionale d’impresa, con il concorso dei sistemi produttivi locali, delle istituzioni, del mondo del credito per valorizzare le potenzialità dell’Umbria. L’orizzonte è quello sempre più difficile e complesso della globalizzazione e della liberalizzazione economica. E i destinatari delle iniziative di marketing territoriale sono le imprese industriali, turistiche e di servizi che potrebbero essere interessate a cogliere le opportunità e la convenienza di un insediamento produttivo nella nostra regione. Ma in che modo l’Umbria può diventare appetibile per investitori e soggetti economici esterni al territorio? “Una volta c’era l’indistinta necessità di attrarre investimenti”, ha spiegato Emilio Costantini, intervenendo al convegno di Spoleto. “Ora – continua il dirigente della Regione – si è sostituita la consapevolezza che per stimolare flussi di investimento è necessario definire chiaramente i settori e le attività produttive su cui sviluppare azioni di attrazione, ma tutto questo rispettando ed eventualmente esaltando le vocazioni del territorio”. Dunque, l’Umbria per differenziarsi da altre regioni concorrenti deve necessariamente ‘posizionare’ il territorio in una o più filiere produttive portanti e specifiche. Non bastano più incentivi pubblici diretti alle aziende per richiamare gli imprenditori e i loro capitali. Ci vuole che il tessuto e le opportunità produttive siano ben riconoscibili, anche all’esterno, e legate a filo doppio all’identità del territorio. “Valorizzare il prodotto d’area significa – continua Costantini – anche valorizzare le risorse interne già attive, nonché gli investimenti esistenti. Il marketing territoriale, dunque, dovrà prestare sempre maggiore attenzione all’attivazione di processi interni al territorio, sia per l’attrazione di risorse esterne sia per utilizzare tali risorse per rafforzare ulteriormente le potenzialità di sviluppo e la competitività del territorio”. Sono tutti temi al centro del programma “Promozione del territorio e marketing d’area”, che è parte integrante del Documento unico di programmazione 2000-2006 approvato di recente dalla Giunta regionale. Mentre sullo sfondo, anche per le questioni legate al marketing territoriale, c’è il Patto per lo sviluppo dell’Umbria. Un atto – ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive, Ada Girolamini – che rappresenta il quadro di riferimento concreto degli impegni e delle risorse che istituzioni, forze sociali ed economiche, associazioni di categoria, Università e mondo del credito mettono in campo per lo sviluppo regionale”. L’amministrazione regionale umbra era stata tra le prime in Italia ad attivare, già nel Docup 1994-99, un programma di marketing territoriale, anche se l’impegno delle istituzioni e delle imprese in genere fu insufficiente. “L’impostazione è oggi profondamente diversa – commenta l’assessore – e del resto il punto fermo costituito dal ‘Patto per lo sviluppo dell’Umbria’ farà sì che anche in questo programma si attui quel necessario coordinamento, si esprimano quelle sinergie che permettano di concretizzare i progetti e, una volta verificati i risultati, migliorarli ulteriormente”. Il convegno di Spoleto ha messo in primo piano anche qualche rischio del marketing territoriale. Il direttore di Sviluppumbria, Vinicio Bottacchiari, ha ricordato che l’Umbria, in questi ultimi anni, ha perso “pezzi pregiati” del proprio sistema industriale e che ben 34 multinazionali operano in regione, senza che dall’Umbria si possano governare o indirizzare processi economici di ampio respiro nel caso di interlocutori situati altrove. Bene attirare capitali, ma senza “vendere” ad altri il territorio. Otto milioni di euro per ‘promuoverci’Il programma di marketing territoriale della Regione Umbria può disporre di oltre 8 milioni di euro di finanziamenti: sette sono destinati alle aree dell’Obiettivo 2 e uno per quelle cosiddette “Phasing out” (a uscita programmata dall’Obiettivo 2). Due le azioni previste. La prima riguarda la realizzazione di ricerche e analisi dei fattori di sviluppo locali. In particolare, lo stato delle infrastrutture economiche, le opportunità di integrazione con il tessuto produttivo e con i cosiddetti centri di eccellenza regionali, le potenzialità dei settori ad alta innovazione tecnologica e la new economy. La seconda azione promuove interventi di marketing territoriale, ricerca e assistenza tecnica alle imprese attraverso la promozione di pacchetti di area, la diffusione di materiale di informazione, l’attivazione di una rete di contatti tra investitori, imprese e gruppi finanziari nazionali ed esteri.
Attirare investimenti ma senza “vendere” il territorio
Regione e Sviluppumbria presentano il programma di marketing territoriale
AUTORE:
Daniele Morini