Beato Carlo Liviero: la fede fu l’anima della sua vita operosa

DIOCESI. Le celebrazioni in memoria del beato Liviero
Liviero a San Pietro nel 1912
Liviero a San Pietro nel 1912

Giovedì 30 maggio la diocesi di Città di Castello, unitamente alle suore Piccole Ancelle del Sacro Cuore, ha celebrato la memoria del beato Carlo Liviero. In questo Anno della fede il ricordo spinge a interrogarci su come egli abbia vissuto questa virtù. La domanda da porci è: quale posto ha avuto la fede nella vita di Carlo Liviero? La risposta ce la offre una testimonianza di don Vincenzo Pieggi, suo segretario, che scriveva: “La fede fu l’anima di tutta la sua vita, traspariva in tutti i suoi discorsi e da tutte le sue azioni, sosteneva i suoi sacrifici, confortava le sue speranze. E questa fede, sempre nutrita nel suo animo fin dalla sua giovinezza, egli la irrobustiva continuamente con la preghiera e con la meditazione”. La fede significa provvidenza, cioè abbandono fiducioso a un Dio che si prende cura di noi. Nel giugno 1916, dieci mesi dopo la fondazione dell’ospizio Sacro Cuore per gli orfani, invitava i fedeli della diocesi a essere “confidenti prima di tutto nella misericordiosa provvidenza del Cuore di Gesù che mai ci ha abbandonato”. La fede va vissuta e va coltivata, e in Carlo Liviero questo ha significato una profonda vita di preghiera, una non comune pietà eucaristica, una sincera devozione mariana, una radicata fedeltà alla Chiesa. Ma ciò che più è evidente nella fede di Carlo Liviero è che essa genera le opere, perché si esprime attraverso l’amore. Non c’è amore senza azione, non c’è fede senza opere. La sua operosità non è fine a se stessa, ma diventa strumento dell’amore, perché capace di concretizzare opere a servizio dei piccoli, dei poveri e degli ultimi. Scrive il compianto mons. Camillo Berliocchi: “Carlo Liviero splende anche, e soprattutto, per quest’aspetto essenziale della spiritualità cristiana e sacerdotale: chiaramente in lui la fede opera per mezzo della carità”. L’operosità non è un semplice tratto del carattere di Liviero, ma qualcosa di ben più profondo, che nasce dalla fede, capace di esaltare la meglio la natura umana e si suoi talenti. Non si può capire la tensione apostolica di Liviero, prima da parroco e poi da vescovo, a prescindere dalla sua profonda fede. Nel 1927, in preparazione al primo Congresso eucaristico diocesano, lui stesso scrive: “V’ha un proverbio popolare che dice: l’amore non si nasconde. E dice bene, poiché è troppo conforme alla nostra natura umana il manifestare colle parole e con i fatti quello che si agita in cuore, o che si va macchinando col pensiero”. Lungi dall’essere qualcosa di intimistico, per Carlo Liviero la fede è la fede nel Dio che si incarna per farsi conoscere, che si fa conoscere amando tutte le persone che incontra. Ecco perché per Liviero la fede è il propulsore di tutta la sua articolata, e feconda, opera. Giustamente la sua ultima biografia, scritta da mons. Camillo Berliocchi, si intitola Credere per amare, poiché la sua non fu – e non avrebbe potuto essere – una fede chiusa, ma una fede aperta, una fede che si fa servizio e annuncio.

La schola cantorum “Abbatini” in tour nei luoghi di Liviero

La schola cantorum “Anton Maria Abbatini” effettuerà un mini-tour di due giorni, i prossimi 15 e 16 giugno, in alcuni luoghi legati alla vita del beato Liviero. La stessa corale di Città di Castello, del resto, è stata fondata nel 1931 da mons. Rolando Magnani sotto l’impulso dell’allora vescovo tifernate.

Il coro, diretto dal maestro Alessandro Bianconi, nella giornata di sabato visiterà Gallio, nell’altopiano di Asiago, dove Liviero svolse per la prima volta il ministero di sacerdote. Il coro animerà quindi la messa nella chiesa di Gallio, dove terrà un concerto in serata.

Nella giornata di domenica, invece, la schola cantorum “Abbatini” si sposterà a Padova dove animerà la celebrazione eucaristica delle ore 12 nella cattedrale di Sant’Antonio. A Padova, Liviero venne ordinato sacerdote nel 1888 e vi svolse anche una breve esperienza di insegnamento nelle scuole elementari.

“Siccome è stato il beato Carlo Liviero a voler dare vita a questa corale – ha affermato il presidente del coro, Claudio Tomassucci – abbiamo pensato di realizzare questo tour nei luoghi in cui ha svolto il suo ministero da sacerdote. La finalità di tutto ciò sarà quella di conoscere meglio i luoghi e un po’ la storia del Vescovo che ha fondato questo coro, ormai attivo da più di 80 anni, e compiere una sorta di pellegrinaggio in queste località; cosa che non era mai stata fatta finora. Un altro fine, poi, sarà quello di stare insieme e di conoscerci meglio come coro, la cui attività principale resta quella di animare le liturgie che si svolgono nel duomo di Città di Castello”.

Attività dell’associazione Orto della cera

Il 23 maggio è stato presentato lo spettacolo del laboratorio teatrale “L’occhio del lupo”. Nella sala del teatrino “Orto della cera” in via del Pozzo, l’associazione culturale e giovanile Orto della cera ha esposto i due laboratori che sono stati attivi quest’anno scolastico 2012-13: quello teatrale diretto dal maestro Damiano Augusto Zigrino e quello di fotografia gestito da Marco Milanesi. L’associazione è nata nel 2011 con l’obiettivo di continuare il percorso di aggregazione e di formazione giovanile, anche attraverso la promozione di attività artistiche, iniziato dall’illuminato mons. Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello dal1910 al 1932. L’associazione, formata da laici che hanno beneficiato dell’aiuto prezioso e costante delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore, ha ritenuto di iniziare l’attività a favore dei giovani proponendo un Laboratorio teatrale, attività cara al beato Liviero per l’alto valore educativo e pedagogico della stessa. Le attività riprenderanno il prossimo ottobre. Per informazioni: 347 3775830 – 349 4930330.

AUTORE: A. C.