Bottaccioli: “evento storico di comunione ecclesiale”

I vescovi del Nord Africa pellegrini a Gubbio presso i martiri Mariano e Giacomo

La visita a Gubbio dei vescovi del Nord Africa è “un evento storico di comunione ecclesiale”. Il commento è di mons.Pietro Bottaccioli, vescovo di Gubbio, che offre, in questa pagina, un contributo alla comprensione di questo incontro. “Le comunità cristiane del Magreb, piccoli isolotti in un oceano musulmano, – aggiunge mons.Bottaccioli – esprimono tuttavia, nella inadeguatezza e nella sofferenza, un aspetto importantissimo della relazione tra il mondo cristiano e il mondo musulmano, che è una delle maggiori sfide che all’inizio del nuovo millennio la Chiesa è chiamata a raccogliere”. I vescovi dell’Algeria, della Tunisia, della Libia e del Marocco, con i loro rispettivi vicari generali, guidati dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Henri Teissier, arcivescovo di Algeri, e dal nunzio apostolico in Algeria-Tunisia, mons. Augustine Kasujja, arcivescovo titolare di Cesarea di Numidia, sono venuti a Gubbio domenica 23 febbraio a “ritrovare” i protomartiri della Numidia di cui, dopo il trasferimento delle reliquie a Gubbio all’inizio del secolo VI per salvarle dalla devastazione e profanazione vandalica, si era perduta nella Chiesa d’Africa la memoria fino al 1841. Sono le reliquie dei santi Mariano lettore e Giacomo diacono, martirizzati insieme ai vescovi africani Secondino e Agapio e altri compagni nel 259, nella persecuzione di Valeriano. Dal secolo VI le reliquie dei santi Mariano e Giacomo sono conservate sotto l’Altare maggiore della Cattedrale di cui i due martiri sono titolari (sono anche i compatroni della città), mentre le reliquie dei santi Secondino e Agabio e compagni sono conservate nella chiesa di San Secondo e, proprio per l’occasione, ne è stato aperto il cofano prelevato dal sarcofago in pietra dell’altare. Gli Atti del Martirio dei protomartiri della Numidia, considerati autentici, sono inseriti nella “Passio” dei santi Mariano e Giacomo, scritti da un loro amico di prigionia che poi scampò al martirio. Nel 1841 si scoprì sulla roccia prospiciente la vallata del fiume Rummel, presso Cirta (l’attuale Costantina) l’indicazione del luogo del martirio. Fu l’occasione per il ridestarsi dell’interesse per le reliquie, attestato dalla corrispondenza fra i vescovi di Algeri e poi di Costantina con i vescovi di Gubbio Pecci e Sannibale: da quest’ultimo nel 1877 il Vescovo di Costantina ricevette una piccola parte delle reliquie dei santi Mariano e Giacomo, riposte prima in una chiesa a essi dedicata, che fu distrutta negli avvenimenti che hanno turbato la vita civile algerina, e poi, salvate, sono attualmente custodite in una piccola cappella. Al vescovo di Costantina, mons. Gabriel Piroird abbiamo potuto consegnare un’altra Reliquia dal cofano dei compagni di martirio dei santi Mariano e Giacomo. Per i vescovi del Nord Africa è stato un vero “ritrovamento” che attesta le radici della loro Chiesa. Abbiamo vissuto insieme una intensa, gioiosa fraternità di cui essi hanno espresso commossa gratitudine; mons. Teissier ha voluto definire la visita un “incontro storico”, ma soprattutto per noi è stato un incontro che ci ha fatto cogliere l’importanza della loro missione di frontiera: le due comunità cristiane sono piccole isolette in un oceano musulmano e per di più sono fatte di presenze straniere; esse pertanto non possono aspirare a una integrazione nella società, nelle sue istituzioni e nella sua cultura come avviene invece per i cristiani orientali che sono originari dei paesi nei quali risiedono. Le poche centinaia dei cristiani del Magreb sono europei orientali o occidentali, studenti dell’Africa nera, operai del continente asiatico, spose di matrimoni misti che provengono da paesi i più disparati. Nel Magreb la Chiesa sta imparando a diventare aperta alla relazione con l’altro. Sa di non poter essere una istituzione fine a se stessa. I cristiani sono un piccolo numero. Non edificano nulla per loro. Sul piano umano la loro Chiesa non ha avvenire. Essa può contare soltanto sull’accoglienza che riceve da parte dell’altro. Le situazioni di tensione che sorgono fra cristiani e musulmani oltre i confini del Magreb hanno conseguenze anche sulla relazione vissuta nel Magreb. Quali conseguenze negative potrebbe avere una nuova guerra in Iraq? Quando insieme abbiamo cantato il Magnificat davanti alle ossa dei loro protomartiri non poteva sfuggirci la memoria dei loro “novissimi” martiri; i monaci di Tibbirine e il vescovo Pierre Claverie, successore di mons. Teissier nella sede episcopale di Orano, il quale poco prima di essere assassinato scriveva: “La parola chiave della mia fede oggi è dialogo, non per tattica o opportunismo, ma perché il dialogo è l’elemento fondamentale della relazione tra Dio e gli uomini e degli uomini tra loro”. “La missione della Chiesa del Magreb – scrive lo stesso mons. Teissier nel volume da lui curato “La Chiesa nell’Africa del Nord”, che mi ha donato in segno di gratitudine per la nostra fraterna accoglienza – si esprime in un dialogo di salvezza con un popolo che non è cristiano e non vuole esserlo. I cristiani che vivono qui sono giustamente convinti che la Chiesa può essere un sacramento di salvezza non soltanto per coloro che sono battezzati e si riconoscono suoi figli, ma per la intera comunità umana a essa affidata. Per questo noi diamo la vita e offriamo l’Eucaristia per i popoli del Magreb. Per questo siamo impegnati con loro in multiformi e reciproche relazioni, nella speranza che esse possano dar corpo, già oggi e in questa regione del mondo, alla carità di Cristo e alla universalità dell’amore di Dio”.

AUTORE: Pietro Bottaccioli