Cammini francescani umbri. I dati del 2018

Nel 2018 sono arrivate a piedi ad Assisi 3.950 persone, o meglio pellegrini che hanno chiesto di essere registrati alla Statio peregrinorum, l’ufficio del pellegrino del Sacro Convento di Assisi, che si occupa dell’accoglienza spirituale dei pellegrini, del rilascio dei certificati ufficiali e della registrazione e monitoraggio dei flussi in arrivo. Il dato è emerso alla presentazione dei dati relativi alle presenze registrate sui Cammini francescani umbri nel 2018: 15.000 sulle circa 22.000 persone che hanno percorso i Cammini in Umbria.

Assisi come Santiago de Compostela

“Con la Statio peregrinorum – ha spiegato il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti – ci stiamo allenando sempre di più a vivere questa forma di ospitalità e di accoglienza, ma anche di incontro, con le persone che sono in cammino” alla ricerca “delle radici della propria esperienza umana che sembra oggi smarrita”.

Mons. Paolo Giulietti, arcivescovo eletto di Lucca e promotore della “Via di Francesco” (cammino che unisce La Verna a Rieti e ha il suo cuore in Assisi) e autore della guida omonima pubblicata dalle edizioni San Paolo (2013), ha sottolineato come la mèta del pellegrinaggio esteriore sia il punto di arrivo di un pellegrinaggio interiore che necessita di essere osservato. “Assisi – ha detto – , sulla scorta di quanto avviene a Santiago de Compostela, è l’unica meta di pellegrinaggio italiana a contare i suoi pellegrini, e pubblicare i dati.

Ma, al di là dell’aspetto statistico, ad Assisi, grazie al servizio dei frati del Sacro Convento e dei volontari, c’è un’accoglienza veramente attenta alle singole persone. L’uomo – ha aggiunto ha bisogno di luoghi in cui ritrovare se stesso e di aprirsi a un senso ulteriore della propria vita, per cui questi cammini, queste mete, Assisi come Compostela, se conservano il legame con i loro significati più profondi non potranno che crescere”.

Lo sviluppo della Via di Francesco

Importante, dunque, il lavoro che le istituzioni civili e religiose devono fare insieme per lo sviluppo della Via di Francesco, frutto della collaborazione tra Regione dell’Umbria, Conferenza episcopale umbra, province francescane dell’Umbria e consorzio “Umbria & Francesco’s Ways”, realtà imprenditoriale dedicata in esclusiva alla Via (vedi il sito dedicato www.viadifrancesco.it e, per l’Umbria, www.umbriafrancescosways.eu).

“Le istituzioni civili – ha detto ancora mons. Giulietti – devono puntare allo sviluppo, all’informazione, all’infrastrutturazione del cammino, ai servizi. Quelle religiose devono custodire l’anima della Via, devono fare in modo che non si perda questa caratteristica di silenzio, di profondità, di contatto umano, di apertura e di povertà”.

Cristina Giulianelli di Sviluppumbria ha spiegato come l’ente abbia curato la parte progettuale della Via di Francesco. “Il ruolo di Sviluppumbria – ha detto – è stato di aggregazione delle realtà che sono intervenute nella sua creazione, ma anche in accelerazione dello sviluppo sull’esperienza turistica dei Cammini”.

“Il Cammino – ha detto da parte sua il direttore della sala stampa del Sacro Convento, padre Enzo Fortunato – non ama le porte chiuse, i luoghi recintati, ma vuole dare ossigeno e fare incontrare l’altro. In un certo senso è anche la risposta, che oggi alcuni desiderano, alle tante chiusure del nostro Paese”.

I dati dei pellegrinaggi

Risulta che il Cammino di Francesco è percorso in maggioranza da uomini (52,15%), come ha riportato fra’Jorge Fernandez illustrando i dati statistici.

La maggior parte dei pellegrini ha dai 30 ai 60 anni (49,95%), a seguire gli ultrasessantenni (32,25%), mentre gli under 30 sono il 17%. Anche per chi cammina in gruppo (il 60%) “l’esperienza è comunque personale” ha sottolineato fra’ Fernandez.

La maggioranza dei pellegrini sono italiani, ma la Via di Francesco è conosciuta in tutto il mondo: le provenienze geografiche includono 50 nazioni e oltre 1.000 città dei cinque Continenti. “Coloro che dichiarano le motivazioni per cui intraprendono il cammino dicono che lo fanno per motivi religiosi o religiosi-culturali – ha concluso il religioso. – Molti partono da La Verna, altri da Firenze, e un buon gruppo parte da Assisi, alcuni da Città di Castello. E tanti arrivano ad Assisi quale meta che sostiene il cammino”.

A. P.