Canali della grazia

PAPA FRANCESCO. Catechesi del mercoledì sui sacramenti
San Pietro battezza dei neo-convertiti (Masaccio, Firenze)
San Pietro battezza dei neo-convertiti (Masaccio, Firenze)

Mercoledì all’udienza Papa Francesco ha proseguito la catechesi sui sacramenti con un secondo intervento dedicato al battesimo (testi completi su www.vatican.va). Questa volta ha sottolineato “un frutto molto importante di questo sacramento: esso ci fa diventare membri del Corpo di Cristo e del popolo di Dio… Alla scuola del Concilio Vaticano II, noi diciamo oggi che il battesimo ci fa entrare nel popolo di Dio, ci fa diventare membri di un popolo in cammino, un popolo peregrinante nella storia”.

“In effetti – ha proseguito -, come di generazione in generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione, attraverso la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia, e con questa grazia il popolo cristiano cammina nel tempo, come un fiume che irriga la terra e diffonde nel mondo la benedizione di Dio. Dal momento che Gesù disse quanto abbiamo sentito dal Vangelo, i discepoli sono andati a battezzare; e da quel tempo a oggi c’è una catena nella trasmissione della fede mediante il battesimo. E ognuno di noi è un anello di quella catena: un passo avanti, sempre; come un fiume che irriga”.

“In virtù del battesimo noi diventiamo discepoli missionari, chiamati a portare il Vangelo nel mondo (cfr. Evangelii gaudium, 120). Il popolo di Dio è un popolo discepolo, perché riceve la fede; e missionario, perché trasmette la fede. E questo lo fa il battesimo in noi. Ci dona la grazia e trasmette la fede. Tutti nella Chiesa siamo discepoli, e lo siamo sempre, per tutta la vita; e tutti siamo missionari, ciascuno nel posto che il Signore gli ha assegnato. Tutti: il più piccolo è anche missionario; e quello che sembra più grande è discepolo.

Ma qualcuno di voi dirà: ‘I vescovi non sono discepoli, i vescovi sanno tutto; il Papa sa tutto, non è discepolo’. No, anche i vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non fanno il bene, non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede. Tutti noi siamo discepoli e missionari”.

“Nessuno si salva da solo – ha quindi ribadito. – Siamo comunità di credenti, siamo popolo di Dio, e in questa comunità sperimentiamo la bellezza di condividere l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede di essere canali della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati. La dimensione comunitaria non è solo una ‘cornice’, un ‘contorno’, ma è parte integrante della vita cristiana, della testimonianza e dell’evangelizzazione”.