Chiaretti: il caso don Stefano, ‘la prova della sofferenza’

La comunità colpita e umiliata dalle notizie sbandierate sui media ha reagito con una massiccia e intensa liturgia mariana

Le notizie relative al fermo giudiziario di don Stefano Ciacca, ormai di dominio pubblico sono riassumibili in pochi dati: gli è stato recapitato un pacco contenente mezzo chilo di cocaina, lui ha dichiarato che quel pacco era diretto ad una persona di cui egli non intende rivelare il nome per mantenere fede ad un segreto promesso e per non esporre questa e altre persone. In carcere, il giorno dopo il fermo, don Stefano è stato visitato dal cappellano che gli ha portato il saluto del Vescovo e dei sacerdoti della diocesi e gli ha comunicato lo stordimento e la sofferenza di quelli che lo conoscono e lo stimano. Al cappellano ha ribadito la sua estraneità rispetto alle accuse. Mercoledì scorso anche l’arcivescovo mons. Chiaretti gli ha fatto una visita, della quale non è trapelata nessuna indiscrezione. Attorno alla triste vicenda molto si mormora e si fantastica, inventando storie prive di fondamento. A nostro avviso non è da condividere nessuna posizione preconcetta, né innocentista, né colpevolista. Tutti possiamo essere soggetti a prove, dubbi, malattie fisiche, psichiche e morali, a tentazioni, sbandamenti e debolezze. Nessuno, d’altra parte, è da cosniderare colpevole fino a giudizio definitivo di condanna. Non è pertanto corretto seguire il sussurro, il sospetto, le supposizioni, i ‘si dice’ e le invettive. Non è piaciuto, ad esempio, il ‘don Cocaina’ sovrascritto sullo schermo del Tg regionale per titolare il servizio di Fiorucci delle 14 di mercoledì 6 settembre. L’atteggiamento giusto è quello assunto nella massiccia partecipazione alla festa liturgica della Madonna delle grazie in Cattedrale con l’arcivescovo. Prima il vicario don Sigismondi e poi mons. Chiaretti hanno espresso la sofferenza di tutta la comunità, la fiducia nella verità e nella giustizia, la speranza che da questa prova di dolore e di umiliazione la Chiesa diocesana possa trarre un maggiore impulso alla preghiera, un’occasione di purificazione e di rinnovamento e un progresso nell’amore vicendevole. In questo momento, ha detto Chiaretti, ‘la nostra Chiesa, vescovo, presbiteri, popolo di Dio, è chiamata inaspettatamente alla prova dell’umiliazione e della sofferenza, per il caso di un fratello sacerdote, che stimiamo ed amiamo, coinvolto in una vicenda che a noi, che pur lo conosciamo, sembra incredibile. Possiamo solo pregare perché si faccia presto piena luce sul caso, perché sia saggio chi è chiamato a giudicare, perché ci sia misericordia nella giustizia per chi avesse sbagliato, perché tanta sofferenza purifichi e rinnovi la nostra Chiesa’. All’arcivescovo mons. Chiaretti sono giunte anche ‘piena solidarietà e affetto’ da parte dei vescovi umbri riuniti in assemblea l’11 settembre scorso presso il seminario regionale di Assisi.

AUTORE: E. B.