Cinque in condotta. A chi?

Editoriale

Alberto Campoleoni, esperto di questioni scolastiche, ha commentato l’esito degli scrutini del primo quadrimestre delle scuole secondarie (medie inferiori e superiori), reso pubblico dal Ministero, chiedendosi: Chi è insufficiente? Risponde che in realtà, secondo lui, non sono solo gli alunni, ad essere insuffcienti, ma la scuola stessa, che dovrebbe rinnovarsi ad essere maggiormente in grado di coinvolgere studenti e famiglie in un processo virtuoso di crescita educativa (vedi articolo a pag. 6). Il discorso è partito dai dati del Ministero che hanno messo in evidenza l’aumento delle insufficienze, sia nelle materie ordinarie – come matematica e lingue straniere – sia in condotta. Gli studenti con almeno una insufficienza sono passati dal 74 al 76% nelle superiori, i 5 in condotta quest’anno sono 63.525 con un certo aumento rispetto ai 52.344 dell’anno scorso.Il ministro Gelmini ha giustamente affermato che “una scuola che promuove tutti non fa l’interesse dei ragazzi. La nostra scuola è lontana da quella del 6 politico. Anche il comportamento è importante nella valutazione complessiva dei ragazzi, perché gli studenti sono titolari di diritti ma anche di doveri”. Parole sante – dice Campoleoni: “una scuola che ha regole, e che le fa rispettare, va nella direzione giusta. La scuola del 6 politico che non esiste più da tanti anni, ha già mostrato la corda a suo tempo. Una svolta di serietà e rigore è avvenuta in questi anni ed era necessaria”. La società intera è d’accordo in questo. “Tuttavia, – aggiunge il pedagogista Campoleoni – pare di percepire nei comunicati ministeriali quasi una sorta di compiacimento nel mostrare i dati negativi degli studenti italiani e, insieme, i ‘muscoli’ della nuova scuola finalmente efficiente, capace di mettere in riga fannulloni e bulletti, minacciando bocciature”. In realtà, con una scuola migliore ci sarebbe stato da aspettarsi un calo di insufficienze sia nelle materie che in condotta. D’altra parte c’è da chiedersi: questi cinque in condotta sono molti, sono pochi, nei confronti del numero totale che conta qualche milione di alunni? Perché i giornali hanno fatto tanto chiasso per questo dato? Forse l’opinione pubblica incomincia a prendere atto del degrado della società, che investe anche le giovani generazioni? Sarebbe buona cosa pensarlo, ma credo che non sia proprio così. La scuola si rinnova non tanto con le riforme, ma con uno spirito nuovo. Così la società che non ha bisogno di nuove leggi (la legge di non rubare c’è dal tempo di Mosè), ma di cambiare il modo di ragionare: la coscienza. La questione non sembra di tipo solamente scolastico ma di etica generale che riguarda tutta la società. Se si ascoltano gli insegnanti si avverte ad esempio un diffuso disagio per la incapacità di mettersi in un atteggiamento di collaborazione con le famiglie, pronte a difendere le ragioni del figlio e a diffidare dell’insegnante. Allargando il discorso sarebbe bene che qualcuno incominci a domandarsi a quanti si dovrebbe dare l’insufficienza e la bocciatura non essendo capaci neppure di svolgere gli adempimenti minimi propri di una democrazia che funzioni. Mettiamoci pure anche la giustizia, l’economia, senza dire del voto in condotta. I 5 della scuola siano almeno un monito per la società.

AUTORE: Elio Bromuri