Come rispondere alle sfide della catechesi

Intervista al vicario episcopale mons. Italo Mattia di ritorno dal Convegno nazionale degli Uffici catechistici

L’emergenza educativa del nostro tempo è anche emergenza catechetica. Come ha osservato il card. Caffarra, nel portare il saluto di Bologna al Convegno nazionale degli Uffici catechistici, il problema vero non è “come si trasmette” o “ciò che si trasmette” ma è nel fatto che “non si trasmette”: c’è una “sottovalutazione della dimensione veritativa della fede in ordine all’edificazione del soggetto cristiano”. Abbiamo intervistato mons. Italo Mattia, vicario episcopale e parroco del Duomo di Orvieto, che ha partecipato al Convegno di Bologna. Quali sono stati i temi più importanti emersi a Bologna? “Il titolo che era posto sul dépliant di convocazione era La questione educativa, nell’iniziazione cristiana per le nuove generazioni. Questione, emergenza, o altro? Alla fine della riflessione è sembrato prevalere l’espressione ‘sfida educativa’. Vi ho colto il desiderio di affrontare in positivo il tema dell’educazione, quasi un segno dei tempi, che invita la Chiesa tutta ad una conversione sincera, di vita e di pastorale. Detto questo, vorrei aggiungere che sono ancora in una fase di ‘digestione’ delle tante cose ascoltate. Una di queste è quella che lei pone in bocca al Cardinale di Bologna: la sottovalutazione della dimensione veritativa della fede, anche se ho avvertito che, almeno tra i presenti al Convegno, non ci fosse il partito degli aut-aut su questo e altri aspetti in discussione, quanto, piuttosto, i fautori dell’et-et. Se mi chiede, a caldo, quale immagine mi sono portato a casa dal Convegno, le dico quella del mysterium lunae. È anche il primo punto della sintesi del direttore nazionale, don Guido Bensi. ‘La luna (Chiesa) riceve luce dal sole (Cristo), nelle sue fasi calante e crescente. La luna spesso scompare, ma ricompare perché la sua luce è quella di Cristo. La luna ha annunciato il mistero di Cristo; e quando fosse in fase calante, segue Cristo nel mistero di kénosis fino alla morte. Per rigenerarsi, in fase crescente, a vita nuova e splendere nel mistero pasquale come luce di Cristo’. Mi è bastato per sentire che la sfida educativa andrà raccolta, combattuta e vinta”. A proposito del nodo della catechesi agli adulti, quali indicazioni sono venute dal convegno? “A dire il vero non era questo il tema, ma di adulti si è parlato spesso. Soprattutto per dire che l’ educazione è prima di tutto un problema di noi adulti; arrivando persino a parlare di narcisismo, come se, a proposito di educazione, la prima preoccupazione fosse quella di essere amati. Fuori metafora: nella misura in cui noi adulti ci sentiamo amati da Dio, diventiamo ‘adulti’ e punto di riferimento affidabile per aiutare l’altro ad incontrare l’Altro”. Quali iniziative propone per migliorare il metodo e il coinvolgimento della comunità diocesana nell’attività catechetica? “L’iniziazione cristiana (Ic) è giunta ad un momento di svolta. Solo da un partecipante ho inteso dire quello che tutti pensiamo: che alla fine dell’itinerario catechistico, abbiamo sicuramente dato i sacramenti dell’Ic, ma, forse, la fede no! Metto il ‘forse’ per rispetto all’impegno di tante e tante persone e per lasciare a Dio l’ultima parola. Nel merito, sembra che si dovrà procedere in due direzioni: chiedere ai Vescovi un progetto per rinnovare l’Ic e mettere mano con serietà alla formazione sia di base che permanente degli operatori. Ma è altrettanto chiaro a tutti che il catecumenato sembra rispondere meglio di ogni altro progetto al coinvolgimento di tutta la comunità (famiglia, parrocchia, aggregazioni ecclesiali) nel trasmettere la fede alle nuove generazioni. Per quanto riguarda la diocesi, già era pronto un piano di lavoro, che la Visita pastorale ha solo confermato e reso più urgente. In regione, credo si sia alla vigilia di un qualcosa che potrebbe somigliare all’entusiasmo che ci prese tutti al tempo del famoso (e non più ripetuto) Biennio dei catechisti ad Assisi”.

AUTORE: Antonio Colasanto