Conoscere per contemplare

Perugia. La “lectio” del card. Angelo Bagnasco nell’aula magna dell’Università

L’arcivescovo mons.Bassetti ha confessato di essere commosso nel vedere l’aula magna dell’Università, il luogo più alto della cultura cittadina ed umbra, dedicata a Giuseppe Ermini, così gremita di giovani, studenti, docenti, autorità civili e militari, i Vescovi della regione, con il loro presidente mons. Vincenzo Paglia. Il card. Angelo Bagnasco in precedenza aveva fatto una breve preghiera nella chiesa dell’Università e una visita al Rettorato e alla famosa Biblioteca del fondo antico, lasciato dai monaci Olivetani. L’incontro in aula magna è iniziato con un invito all’assemblea da parte del moderatore don Elio Bromuri, responsabile della Pastorale universitaria, ad alzare lo sguardo per osservare il grande bassorilievo posto sulla parete di fondo raffigurante lo stemma dell’ateneo perugino in cui emergono il Grifo, simbolo della forza del potere civile, e il vescovo sant’Ercolano, patrono della città e dell’Università ad indicare come l’evento che si stava iniziando era nel posto giusto: scienza, fede, educazione dell’uomo. “Non c’è stato nulla di forzato e di men che opportuno” ha poi commentato mons. Bromuri, “una lectio che poteva benissimo figurare come continuazione delle lezioni e delle questioni che hanno reso famoso lo Studium tra i più antichi del mondo”. È seguito il “benvenuto” del prorettore Antonio Pieretti, che ha ricordato come l’Ateneo “nei suoi 700 anni ha formato cinque futuri Papi”. Ha poi ricordato la visita di Giovanni Paolo II nel 1986 e la recente scelta dell’Ateneo di attivare un Centro di studi sulle radici ebraico cristiane della civiltà europea che ha già promosso diversi convegni. Ha quindi introdotto e illustrato l’evento l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti, che ha innestato la lezione di Bagnasco nell’alveo della Missione giovani, che nello stesso giorno avrebbe preso il via. Un fresco e spontaneo saluto è stato quello di una giovane matricola di biologia, Anna D’Agostino, che ha salutato il Cardinale con parole di gratitudine, cariche di simpatia. Le prime parole di Bagnasco sono state di ringraziamento e di saluto. Dirà poi, fuori dai microfoni, che una presenza così massiccia e attenta, in un luogo aperto della cultura accademica, non sarebbe stato possibile in altre città. Vuol dire che a Perugia e in Umbria il dialogo della Chiesa con la società ha fatto buoni passi in avanti. Si è poi decisamente inoltrato nel tema, che ha svolto con la chiarezza delle idee e dei passaggi logici e l’intensità del tono che gli ha permesso di tenere in tensionew, mai allentata, se non per un applauso quando ha nominato il Crocifisso, tutta l’assemblea per più di un’ora (un’ora e venti minuti per l’esattezza). “Il tema indicato – ha detto – è quanto mai stimolante e riveste una perenne attualità, tanto più se, come nel nostro caso, è riferito anche all’impegno della formazione integrale dell’uomo. Cercherò di essere il più possibile sintetico e chiaro, scusandomi fin d’ora se, lungi dall’essere completo, mi limiterò ad alcuni criteri di fondo, ma che ritengo non generici”. (Il testo integrale è disponibile anche sul sito web dell’Università, www.unipg.it). Nella terza parte della relazione, il Cardinale ha poi centrato il discorso sulla formazione. “Scienza e fede – ha detto – hanno stretta relazione con la verità. Bisogna educare l’uomo alla verità, al gusto della verità, al rigore della ricerca, alla gratuità di fronte al reale”, mentre oggi sembra che “la tensione dominante sia conoscere per usare, per piegare e sfruttare”. Da ciò risulta l’esigenza di rispettare la natura e di non dimenticare l’importanza di “conoscere per sapere, per contemplare, per vivere di meraviglia in un universo sorprendente e maestoso”. Ha fatto riferimenti precisi e coraggiosi sulla situazione attuale di difficoltà per l’educazione dei giovani e per la salvaguardia dei valori fondamentali della società umana: “È una preoccupazione costante, richiamare il primato dell’etica sulla tecnica, della persona sulle cose, il dovere di commisurare il progresso tecnologico con la dignità e i diritti dell’uomo: il potenziale della tecnologia non è neutro perché può essere usato sia per il progresso che per la degradazione dell’umanità”. La lectio di Bagnasco ad alcuni potrà essere sembrata dottrinale e astratta, ma a leggerla bene con attenzione, dopo averla ascoltata, offre indicazioni traducibili in scelte concrete. Queste, secondo il Cardinale, non devono rispondere all’immediato interesse e all’utilità del presente, ma essere inquadrate in una visione più ampia che non si allontani dai principi fondamentali della verità che proviene dalla scienza e dalla fede. Il criterio dell’utile, sganciato da quello del vero e del bene, e “la smania di dominare e manipolare fino all’estremo la vita umana – ha detto – nel sacrario del suo principio e nel mistero del suo concludersi, alimenta un atteggiamento strumentale che, mentre non rispetta correttamente la natura, umilia anche se stessa”. La lezione di Bagnasco resterà a lungo nella storia culturale della nostra comunità.