Il punto forte del Conte 2 è Conte

di Pier Giorgio Lignani

Durerà il governo “Conte 2”? O avrà un fine prematura e ingloriosa come il Conte 1?

Difficile rispondere. Se il problema di fondo del Conte 1 era la convivenza coatta di due forze politiche divise su tutto e ostili tra loro, del nuovo Governo si può dire lo stesso. Con l’aggravante che mentre la Lega era (è) un blocco monolitico, il Pd è un pollaio con troppi galli, quindi instabile e imprevedibile di suo.

C’è però un aspetto non secondario che segna un vantaggio nei pronostici sulla vitalità del Conte 2, ed è la figura del presidente del Consiglio. È vero che si tratta sempre della stessa persona.

Ma nella sua prima ‘incarnazione’ Conte era uno sconosciuto chiamato, un po’ a caso, a far finta di dirigere un Governo guidato in realtà da altri, la coppia Salvini-Di Maio, sulla base di un programma (il famoso “contratto”) che lui aveva trovato già scritto (in 57 pagine) e del quale non poteva cambiare nemmeno una virgola. A dispetto di ciò che dice l’art. 95 della Costituzione circa il presidente del Consiglio.

Nella sua seconda incarnazione, invece, il ruolo di Conte è stato fin dall’inizio quello di un leader effettivo. È stato lui a rendere definitiva, con la sua fermezza, la rottura con Salvini; a pilotare le difficilissime trattative con i nuovi alleati; a sciogliere i nodi.

E già prima aveva indirizzato il Movimento 5 stelle verso una posizione europeista, con il voto a favore della nuova presidente della Commissione Ue: un atto politicamente qualificante, perché la vera scelta da fare in questi giorni era se stare dentro all’Europa a pieno titolo, o no.

Così Conte si è guadagnato un’autorevolezza personale, che senza dubbio gli sarà utile per mantenere su una rotta unitaria questa sgangherata truppa governativa. Se ci riuscirà veramente, e quanto a lungo, nessuno può dirlo. Fra i suoi propositi, enunciati nel discorso di presentazione alla Camera, c’è quello di (ri)educare la politica italiana a un linguaggio mite, pacifico e rispettoso. Tutto il resto linee politiche, programmi, alleanze – si può legittimamente mettere in discussione; ma almeno sull’opzione per un linguaggio mite si dovrebbe essere tutti d’accordo.