Cooperative. Welfare a rischio in Umbria: si applichi la legge

Questa mattina l’Alleanza delle Cooperative Umbria (AGCI Solidarietà, Federsolidarietà, Legacoopsociali) ha presentato alla stampa lo stato di salute della cooperazione sociale sul quale chiede alla Regione un confronto.

Formata da 250 imprese, che hanno un valore della produzione aggregato di oltre 250 milioni di euro, con 8000 lavoratori di cui 600 sono persone svantaggiate, la cooperazione sociale costituisce un pilastro del welfare della regione, che entra in contatto quotidianamente con 70.000 cittadini che usufruiscono dei servizi erogati dalle cooperative in collaborazione con il settore pubblico.

I rappresentanti delle centrali cooperative – Massimo Giovannelli-AGCI Solidarietà, Carlo Di Somma-Federsolidarietà, Andrea Bernardoni-Legacoopsociali – hanno evidenziato che “la cooperazione sociale della regione negli ultimi decenni è stata capace di creare sviluppo economico e inclusione sociale. Oggi però sta attraversando un momento delicato che rischia di mandare in crisi l’intero settore con gravi ripercussione economiche, sociali ed occupazionali”.

A rischio il sistema di welfare umbro

Giovannelli, Di Somma e Bernardoni hanno sottolineato il fatto che nelle cooperative sociali “il fattore umano è centrale per la qualità dei servizi e per l’efficacia degli interventi”.  Per questo “la cooperazione sociale lancia una mobilitazione in difesa del rispetto del CCNL, del sistema del welfare regionale e del modello di inclusione lavorativa rappresentato dalla cooperazione di inserimento lavorativo.

Le richieste: applicare le norme

“Le criticità del settore unitamente ai maggiori costi per le imprese derivanti dal rinnovo del contratto, può condurre il settore in uno stato di crisi. Per scongiurare questo pericolo non servono atti straordinari ma è semplicemente necessario applicare con tempestività le norme nazionali e regionali in essere e avviare un percorso concertativo per valutare insieme alle istituzioni ed parti sociali la situazione”.

Per queste ragioni le centrali cooperative chiedono a Regione, Comuni e Provincie:

  • L’adeguamento dei contratti in essere ai nuovi costi del lavoro;
  • L’applicazione del Tariffario Regionale della cooperazione sociale previsto dal Testo Unico Regionale in materia di Sanità e Servizi Sociali e disciplinato dalla DGR 215 del 2015 che prevede in caso di rinnovo del CCNL l’adeguamento automatico delle Tariffario;
  • L’adeguamento dei corrispettivi di tutti i servizi a retta applicando l’indice Istat del periodo;
  • L’applicazione di quanto previsto dall’Art. 95 del Codice dei Contratti superando la logica del massimo ribasso nelle gare per la fornitura di servi ad alta intensità di lavoro;
  • L’applicazione di quanto previsto dall’Art 112 del Codice dei Contratti che prevede la possibilità di bandire appalti e concessioni riservate alle imprese che inseriscono al lavoro almeno il 30% di lavoratori svantaggiati.

Le cause della crisi

Le cause di questa situazione sono molteplici e sono riconducibili alle modalità di regolazione del mercato ed alle scelte fatte dalle amministrazioni pubbliche che possono penalizzare le cooperative ed i lavoratori. Tra queste le centrali cooperative evidenziano come particolarmente problematiche:

  • La reintroduzione della logica del massimo ribasso nelle gare di appalto che danneggia sia le cooperative sociali che i lavoratori;
  • Il mancato rispetto da parte degli attori pubblici del Tariffario Regionale delle Cooperative Sociali;
  • Il mancato adeguamento delle rette dei servizi socio-sanitari ferme al 2005;
  • Il mancato riconoscimento da parte degli attori pubblici delle specificità delle cooperative sociali di inserimento lavorativo e il conseguente inutilizzo degli strumenti normativi regionali e nazionali che intendono favorire l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate.

In questo contesto lo scorso 21 maggio è stato siglato il doveroso rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale della cooperazione sociale che prevede un incremento delle retribuzioni dei lavoratori, a regime, del 5,98%.

“Il rinnovo del contratto, fermo al 2012, ha segnato un passaggio importante per il settore. Ha apportato alcuni correttivi tecnici e normativi e soprattutto ha ribadito la dignità ed il valore del lavoro sociale. La corretta applicazione del CCNL – aggiungono i rappresentanti delle centrali cooperative – ha rappresentato e continua a costituire oggi un elemento qualificante per tutto il settore sociale ed uno strumento essenziale per la valorizzazione e la promozione dei diritti di tutti i lavoratori delle cooperative sociali che sono in grandissima parte anche soci delle cooperative”.

L’auspicio

“Siamo fiduciosi – affermano i rappresentanti delle centrali cooperative – che con la collaborazione delle istituzioni regionali e delle parti sociali nelle prossime settimane saranno superati i fattori di criticità che oggi abbiamo evidenziato. Creando le condizioni per il mantenimento dei livelli occupazionali, la tenuta della rete di servizi di welfare che vede impegnati in prima fila migliaia di operatori sociali e la difesa dei lavoratori svantaggiati occupati nelle cooperative di inserimento lavorativo”.