Corpo mente e anima

Un recente ampio articolo di Umberto Galimberti su Repubblica del 25 maggio portava il titolo “L’educazione dell’anima obbligatoria a scuola”. E’ sembrata a prima vista una provocazione. Poi, scorrendo le righe del testo si trova una ragionata analisi di quanto avviene oggi nell’ambito dell’educazione. Il punto di partenza dell’articolo è l’osservazione degli orrendi crimini che si commettono troppo frequentemente all’interno della famiglia (la bambina di sette mesi annegata dalla madre nella lavatrice, il padre che soffoca il figlio di sette anni e altre atrocità) sbrigativamente liquidati come casi psichiatrici, e il degrado in cui vanno a cacciarsi molti giovani anche di cosiddette “buone famiglie”. Seguendo liberamente il ragionamento di Galimberti si può dire che oggi si cura molto il corpo, si spende per corsi di nuoto, palestra e danza per i bambini e adolescenti, si ha cura anche della mente, perché sappiano, vadano bene a scuola, siano informati, sappiano usare il computer e così via, ma si ha poca attenzione ad una terza sfera della persona, quella che riguarda i sentimenti, le pulsioni, gli entusiasmi, le paure, i complessi, i desideri, la sessualità, l’aggressività. Rimane all’interno della persona del giovane per anni come un mondo isolato e sconosciuto al quale non sappiamo neppure dare un nome. Ebbene, questo nome lo dobbiamo ritrovare, riscoprire, è l’anima intesa come il complesso di quelle realtà che includono la mente, ma con essa non si identificano del tutto e contiene il mondo emotivo e quello della valutazioni, delle scelte volontarie, delle decisioni, della percezione di ciò che è bene e ciò che è male, giusto e ingiusto, lecito e illecito. Se non viene educato questo spazio dell’anima si rischia di non saper riconoscere la differenza fra uccidere e prendere un caffè al bar, di non sapersi trattenere da un impulso emotivo, di non riuscire a gestire una delusione o una sconfitta. L’educatore, genitore, insegnante, allenatore di sport deve sapere che le cosiddette “ragioni del cuore” ad esempio non sono semplici “ragioni”, ma sono ben altro; sono forze che qualora non vengano educate, degenerano ed esplodono in maniera imprevedibile e disordinata. A ben vedere si tratta di discorsi antichi, ma nella società di oggi, tutta tesa alla materialistica concezione dell’efficienza per il successo e della relazione interpersonale gestita attraverso le cose, il denaro, i regali, la sfera più intima e profonda dell’anima viene ignorata, dimenticata, persino disprezzata. I genitori non hanno tempo di ascoltare e di interpretare i messaggi e i sintomi del disagio, non hanno strumenti per farlo, non si accorgono del malessere che abita nei figli, perché quel malessere se lo portano dentro loro stessi. Gli insegnanti e le tendenze di riforma scolastica corrono il rischio di puntare alla preparazione efficientistica e funzionale dell’insegnamento (vedi intervento di Nosiglia a pag. 9 di questo numero) dimenticando l’aspetto propriamente e specificamente educativo del prendersi cura di tutti gli aspetti della persona dell’adolescente che deve essere non oppresso da norme, ma aiutato a decifrare e dominare i suoi sentimenti. A questo punto ci dobbiamo fermare, limitandoci a segnalare questo “ritorno dell’anima”. Ci sarebbero da aggiungere un discorso sul metodo e un’ altro sul tipo di umanità che si vuole per il futuro della nostra società.

AUTORE: Elio Bromuri