Cosa aspetta il mondo?

Siamo sempre più vicini a un Natale che quest’anno è assai difficile da vivere e che ci porta con il cuore in tutti quei luoghi dove la Natività è coperta dalle macerie, dalla violenza e dalla guerra.

Il nostro pensiero ricorrente va all’amata Terra Santa e alla catastrofe umanitaria che si traduce in decine di migliaia di morti, in un numero imprecisato di feriti e in milioni di persone in grave difficoltà, con poche aspettative di futuro. Il pensiero più straziante è quello per i tanti bambini innocenti e indifesi che stanno subendo tutto questo.

Chi ha seguito in presenza o attraverso i mezzi di comunicazione la giornata di riflessione e di marcia per la pace di domenica scorsa, ha potuto ascoltare parole soffocate in gola e autentica commozione in vari momenti della manifestazione. Vi confesso che lo scoraggiamento – pensando al fronte mediorientale, a quello russo-ucraino e ai tanti conflitti dimenticati nel mondo – spesso prende il sopravvento anche su chi vi scrive queste poche righe.

Proprio domenica scorsa, in parallelo con il corteo assisano dei costruttori di pace, il Sacro Convento francescano ha ospitato la maratona televisiva delle emittenti locali del circuito Corallo Tv. Tra gli ospiti dello speciale “Pace in terra” c’era anche il patriarca di Gerusalemme dei Latini, il card. Pierbattista Pizzaballa.

Commentando le ultime notizie da Gaza e il veto degli Stati Uniti alla risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu sul cessate il fuoco umanitario, la domanda ci è uscita d’impeto. Cosa sta aspettando il mondo? Come si può scorgere e ritrovare il Bambino Gesù in mezzo alle macerie e alle distruzioni di Gaza?

“Gli occhi della fede non ci devono aiutare solo a guardare la realtà che ci circonda – ci ha risposto Pizzaballa – ma la fede ci deve aiutare anche a guardare oltre. Se restiamo solo dentro al dolore che ci circonda, all’odio che ci inonda, non riusciremo ad andare oltre. La fede è un’esperienza di perdono e di salvezza che ci tocca il cuore e ci cambia la prospettiva. Dove c’è ancora qualcuno cristiano, ebreo o musulmano che è capace di dare la vita per l’altro, lì è Natale”.

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