Crisi e bene comune: intervento di padre Giulio Albanese a Castello

In occasione della Stracastello, incontro con padre Giulio Albanese, missionario e scrittore
L’incontro con padre Albanese durante la Stracastello
L’incontro con padre Albanese durante la Stracastello

Dopo l’esperienza positiva delle passate edizioni è continuata la collaborazione tra Stracastello e diocesi. In occasione di quest’ultima, infatti, si è svolto anche quest’anno un incontro “con un personaggio che può aiutarci a riflettere e a capire meglio il mondo in cui viviamo; un appuntamento che è un’eredità lasciataci da don Torquato” ha affermato Angelo Benedetti, neo-presidente del comitato della Stracastello.

L’ospite era padre Giulio Albanese, giornalista e missionario comboniano, autore di libri sulle missioni in Africa e su altri temi come la fede e il bene comune. Collaboratore di testate nazionali e internazionali, è stato insignito di numerosi riconoscimenti giornalistici e letterari.

L’incontro di Città di Castello, avvenuto nell’auditorium Sant’Antonio, aveva per tema “Il bene comune in tempo di crisi”. “Oggi in Italia – ha affermato il vescovo mons. Cancian nell’introdurre la serata – ci focalizziamo molto sull’interesse particolare. Questo si traduce in egoismo, narcisismo psicologico, e significa fare il male di se stessi, oltre che non fare il bene degli altri”.

“Viviamo in un mondo globale – ha esordito padre Albanese – che con le nuove tecnologie corre alla velocità della luce. Noi cristiani non possiamo restare ‘chiusi in sacrestia’ ma dobbiamo riprendere il Concilio Vaticano II, aprirci al mondo; smettere di concepire la fede in modo impositivo, e considerarla come vocazione. Dobbiamo rendere intelligibili i segni dei tempi, capire la globalizzazione e interpretarla”.

“Mai come oggi – ha aggiunto – dobbiamo guardare in faccia alla realtà: la Chiesa con il suo magistero ha risposte autorevoli ai problemi del nostro tempo, e ci insegna che come credenti dobbiamo difendere il bene comune, ovvero la res publica, che non è il nostro paese ma il mondo come villaggio globale. La Chiesa, inoltre, con l’eucarestia, ci ricorda l’impegno a condividere beni materiali e spirituali con gli altri”.

“Per molti il bene comune – ha proseguito l’esperto – è la sommatoria dei beni materiali dei vari singoli. Per altri, invece, consiste nel bene di uno imposto agli altri. Queste, però, sono due visioni demoniache della questione: dovremmo tutti essere più umili e comprendere che il bene comune si qualifica con le connotazioni di solidarietà e sussidiarietà, parlando in termini evangelici. Il che significa testimoniare empatia, e comprendere che il cristianesimo porta alla relazione con il prossimo e a capire che il mio bene è collegato al tuo. Infine, nell’ottica della sussidiarietà, tutti dovremmo divenire corresponsabili del bene comune”.

AUTORE: Francesco Orlandini