Da Assisi l’impegno per una economia giusta e sostenibile

“Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila”. È un passaggio del “Manifesto di Assisi” “contro la crisi climatica” presentato ad Assisi questa mattina con un evento nazionale al quale ha partecipato anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’impegno dei sottoscrittori del Manifesto è costruire un’economia e una società più a misura d’uomo in grado di affrontare con coraggio la crisi climatica, grazie ad una nuova alleanza tra istituzioni, mondo economico, politica, società e cultura.

“Siamo in tanti ad aver sottoscritto il Manifesto che Ermete ha ideato insieme ad alcuni esperti di economia. Oltre 2000 firme, di grande rappresentatività. E oltre 2000 saranno anche i giovani “quattro amici” che, con Papa Francesco, verranno a fine marzo con la voglia di cambiare l’economia. Li attendiamo con speranza: non possiamo e non vogliamo più tornare indietro. E sono convinto che insieme – noi tutti, i giovani e Francesco – cambieremo il mondo” ha detto il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, in apertura dell’incontro.

Il Manifesto ha raccolto le firme di tanti cittadini ma anche e soprattutto imprenditori, a cominciare dai promotori: Confindustria, Coldiretti, Gruppo Enel, Novamont (la multinazionale umbra leader nel settore delle bioplastiche impegnata per lo sviluppo sostenibile) che con la Fondazione “Symbola” e il Sacro Convento di Assisi, hanno promosso il Manifesto.

Questo il testo del Manifesto

IL MANIFESTO DI ASSISI

Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica

Qui sotto, il testo completo del Manifesto. Si trova pubblicato sul sito www.symbola.net, dove è anche possibile firmarlo.

Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro.

È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. Importante è stato ed è in questa direzione il ruolo dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.

Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila. Già oggi in molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca, siamo protagonisti nel campo dell’ economia circolare e sostenibile. Siamo, ad esempio, primi in Europa come percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti.

La nostra green economy rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro affondando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. Fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia. Larga parte della nostra economia dipende da questo.

I nostri problemi sono grandi e antichi: non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze sociali e territoriali, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante, l’incertezza per il presente e il futuro che alimenta paure. Ma l’ Italia è anche in grado di mettere in campo risorse ed esperienze che spesso non siamo in grado di valorizzare.

Noi siamo convinti che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia.

La sfida della crisi climatica può essere l’occasione per mettere in movimento il nostro Paese in nome di un futuro comune e migliore. Noi, in ogni caso, nei limiti delle nostre possibilità, lavoreremo in questa direzione, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno.

Un’Italia che fa l’Italia, a partire dalle nostre tradizioni migliori, è essenziale per questa sfida e può dare un importante contributo per provare a costruire un mondo più sicuro, civile, gentile.