Da san Fortunato un vero esempio di sollecitudine

La città di Todi festeggia il Santo patrono, alla presenza di un vescovo congolese. L’omelia di mons. Scanavino. L’opera del Movimento per la vita

Molti bambini, accompagnati dai genitori o dai nonni, scendevano le ripide scale della cripta per fare una visita al sepolcro di san Fortunato. I piccoli ponevano molte domande, le risposte cercavano di soddisfare la curiosità riguardo al santo patrono; la memoria del santo vescovo si faceva viva. Un uomo vissuto molti secoli fa ma sempre attuale, un pastore coraggioso che ha diffuso la fede in Cristo, soccorso i poveri e difeso la città durante le guerre gotiche. Il bene non si cancella mai, rimane impresso nella memoria e si trasmette di generazione in generazione. La mattina della festa, l’ampia chiesa del santo Patrono si è riempita di tanta gente giunta per fare memoria di san Fortunato. La solenne celebrazione delle ore 18 è stata presieduta da mons. Giovanni Scanavino e da mons. Leonard, vescovo di Lwiza in Congo. Tutti erano presenti, il sindaco, la tuderte Catiuscia Marini – presidente della Regione -, i carabinieri in alta uniforme, i vigili urbani con il gonfalone, le due confraternite dei fabbri e dei falegnami e una rappresentanza dei cavalieri del Sovrano ordine militare di Malta, i volontari della Croce rossa; la festa del santo Patrono è una delle poche occasioni dove tutta la città si ritrova unita. Molti presbiteri hanno concelebrato, mentre i diaconi e i seminaristi hanno svolto il servizio liturgico. Una numerosa assemblea, raccolta e partecipe ha seguito la liturgia, animata dal coro polifonico della città, unita alla corale del Duomo. Ha partecipato alla messa anche un pellegrinaggio della parrocchia di S. Andrea in Orvieto, che proprio in quei giorni viveva le missioni popolari promosse dall’Azione cattolica. Il Vescovo, successore di san Fortunato, ha tenuto una vibrante omelia che ha toccato peculiari aspetti della vita cristiana, in modo particolare la sollecitudine verso le nuove povertà e il bene comune da perseguire. In un passaggio ha affermato: “Abbiamo fatto tanti progressi nella nostra umanità, abbiamo raggiunto vette completamente nuove nella vita democratica del nostro Paese, ma veramente aveva ragione Gesù: ‘I poveri li avrete sempre con voi’. Questi poveri hanno bisogno di essere soccorsi, aiutati e amati con la sollecitudine di Cristo pastore, seguendo l’esempio di san Fortunato, vero pastore”. Facendo riferimento all’eucaristia che si stava celebrando, ha aggiunto: “La vera comunione si vede qui, cioè nella ricerca precisa, costante, concreta, della nostra condivisione con i più poveri, con chi ha bisogno”. San Fortunato, in un tempo di gravi calamità (la guerra contro i Goti durò oltre venti anni), si prese cura delle miserie che il conflitto causava, e davanti al crollo delle istituzioni civili dell’Impero romano prestò la sua opera a favore della comunità cittadina, sbandata e dispersa. Nel frattempo, sul sagrato della chiesa, come per rispondere all’appello in difesa dei più deboli, il Movimento per la vita offriva ai fedeli il “torcolo di san Fortunato”, dolce realizzato secondo un’antica ricetta locale. Il ricavato della sottoscrizione andava a finanziare il Progetto Gemma, per aiutare le mamme che sono in stato di gravidanza e hanno difficoltà economiche, sfuggendo così alla terribile piaga dell’aborto. In questi ultimi anni, tre bambini hanno visto la luce con l’aiuto del torcolo di san Fortunato.

AUTORE: Don Marcello Cruciani