Debolezza che diventa forza

La perdita di un familiare, di un amico, di una persona cara ci fa pensare spesso che la sensazione di fatica, di tristezza e di morte possa schiacciare ogni nostra speranza di vita e di futuro. Così come tante altre “croci” che ci capita di portare nel corso della nostra esistenza: i fallimenti, la malattia, la perdita del lavoro, la situazione del mondo che ci circonda.

Il peso della croce appare sempre più insostenibile, il respiro sempre più corto e soffocato, il dolore dei chiodi più lacerante e la paura delle tenebre e della morte sempre più incalzante. Nella ciclicità del percorso di fede di ognuno e delle nostre comunità, la Passione del Signore ci fa riflettere ogni anno sullo “scandalo” di una religione cristiana che costruisce le sue fondamenta sul supplizio della croce, strumento di tortura e di morte. Come può cominciare tutto da lì? – ci si può domandare con un pensiero esclusivamente umano e terreno. Un interrogativo che richiama alla mente le parole di san Paolo e tutto il loro straordinario paradosso. “Quando sono debole, è allora che sono forte”, scrive ai Corinzi.

Come può la nostra debolezza diventare una forza? Può farlo solo attraverso un cammino, che è quello della fiducia in Dio, della nostra fede in Lui. Riconoscere e accettare la nostra debolezza, appunto, non è una sconfitta se riusciamo a fare il passo successivo: fidarsi di Dio e chiedere a lui l’aiuto e la forza che sgorgano dalla Risurrezione. Solo se sapremo svuotarci di noi stessi, potremo lasciare a Dio lo spazio della luce, della gioia e della forza che rigenera e fa nuove tutte le cose.

Qui tornano in mente le parole di un altro “apostolo”, stavolta dei nostri giorni. Don Tonino Bello ha dato della croce una delle definizioni più belle: “collocazione provvisoria”. Pur nella sofferenza più grande e nella morte, per ciascuno di noi arriverà la deposizione dalla croce. La sosta sul Golgota, nel Venerdì santo, dura solo da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco allora la nostra speranza più grande, che si rinnova ogni volta che Gesù fa rotolare la pietra del sepolcro e fa trovare vuota la sua tomba. “Coraggio – è l’invito di don Tonino –, tra poco il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga”. È l’augurio che vogliamo farci per una Pasqua che sia di autentica Risurrezione, per ciascuno di noi.

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