Degrado esplosivo

l'editoriale

I tragici avvenimenti che sconvolgono quel grande Paese di antichissima civiltà che è l’Iran impensieriscono e preoccupano anche i Paesi lontani, per le ripercussioni che l’instabilità di quella regione possono avere sui fragili equilibri internazionali. È un Paese tenuto sotto controllo a causa della ricerca nucleare che potrebbe condurre alla produzione di bombe atomiche, e soprattutto per la determinazione nella sua opposizione allo Stato d’Israele, considerato come usurpatore, di cui si nega ogni legittimità e persino la Shoà. La religione di quel popolo è lo sciismo, una corrente dell’islàm che si può considerare più fervente nella preghiera e nel sacrificio. Nello stesso tempo è una nazione tentata, in larghi strati di popolazione colta, di derive secolaristiche, temute dagli ayatollah intransigenti e dal radicale Ahmadinejad, disposto a tutto per salvare l’esito delle votazioni conservando il potere. Di questi argomenti e delle notizie ogni giorno arricchite di particolari sono pieni i giornali e le televisioni. È rimasta almeno fino ad ora piuttosto sconosciuta una notizia trovata in un breve corsivo del Sole 24 Ore del 24 giugno a pag. 13. Eccola: ‘L’ultimo oltraggio. Ricatto di regime per un funerale’. Ai genitori di Kaveh Alipuor, un diciannovenne ucciso nei disordini di Teheran, sono stati chiesti 3.000 dollari per restituire il cadavere del giovane. La richiesta è motivata letteralmente ‘per ripagare i proiettili usati per uccidere il ragazzo’. Di fronte all’insistenza del padre, i miliziani hanno concesso il cadavere del figlio a condizione che fosse sepolto fuori della città. Non servono commenti. Il degrado dei sentimenti e dei valori può arrivare a forme di disumanità impensabili. Il cinismo del potere e la sua ‘banalità’ senza alcun alone di gloria dovrebbe allertare le coscienze degli uomini di buona volontà. Non entriamo nella discussione complessiva sull’Iran (v. articolo a pag. 6), cui ha dedicato particolare attenzione nei giorni scorsi anche Obama. Si vuol dire che la storia attuale del mondo ha tali e tanti problemi da spingere i grandi della terra, a cominciare dal G8, ad abbandonare l’egoismo nazionalistico, le polemiche pretestuose e perditempo, e lasciarsi interpellare dai segni che provengono dai vulcani pieni di violenza soffocata a malapena, presenti nel mondo e non solo in Iran, ma anche in Iraq, Pakistan, Afghanistan, nei Paesi poveri dell’Africa e dell’Asia, ed operare saggiamente perché non esplodano. Cosa voglia dire ciò sarebbe presuntuoso dirlo. Ma è certo che, almeno per la nostra parte, che è quella della Chiesa, se qualcuno l’ascoltasse ci sarebbero molte strade da seguire. Non quella dei pettegolezzi, atti a screditare, con fondamento o senza, un Governo. Un richiamo alla serietà e alla responsabilità rivolto a tutti coloro che anche solo in parte gestiscono il potere è venuto da molti organismi ecclesiali e civili, in primis dalla Caritas, che a Torino ha riunito circa 600 delegati di 200 Caritas diocesane. Guardando al nostro Paese, al termine delle elezioni europee, amministrative e del referendum, si deve auspicare un periodo di laboriosità e di convergenza di intenti, evitando che si apra un anno ancora di campagna elettorale in vista delle regionali del prossimo anno. Sarebbe una sciagura per tutti.

AUTORE: Elio Bromuri