Diaconi e sacerdoti a servizio come Maria

La diocesi ha un nuovo sacerdote e due nuovi diaconi: un camerunese e un Servita

Nella cattedrale di Orvieto, nel pomeriggio del 29 giugno, il vescovo mons. Giovanni Scanavino ha presieduto una messa solenne durante la quale ha conferito l’ordinazione presbiterale al diacono permanente Piero Brancaccia e l’ordinazione diaconale a Pierre Romain Mbam, come ultima tappa prima del sacerdozio. Il primo proviene dalla parrocchia di Santa Maria in Ficulle, dell’unità pastorale delle Beate Angelina e Vanna, mentre il secondo viene da terre ben più lontane, dalla diocesi di Eseka, in Camerun. Il Vescovo africano, tramite una sua lettera, aveva chiesto al Vescovo di Orvieto-Todi di conferire lui l’ordinazione diaconale a Pierre, vista la lontananza dalla Chiesa madre, da cui proviene ed a cui è destinato a tornare per svolgere il ministero. L’unione fraterna tra due culture tanto diverse, ma saldamente unite nella stessa comune fede, è stata resa visibile anche nell’animazione liturgica, curata dai cantori delle parrocchie dell’unità pastorale diocesana, diretti da Gianpaolo Fattorini, insieme al coro del Camerun a Roma. Lo Spirito santo soffia dove vuole, non conosce confini, e la celebrazione nel duomo di Orvieto è stata l’ennesima conferma evidente. L’ordinazione di un nuovo sacerdote e quella di un diacono costituiscono doni immensi elargiti dal cuore del Cristo risorto, nella promessa fatta a Pietro di continuare sempre a vegliare sulla sua Chiesa. Le vie che poi il Signore utilizza per chiamare nuovi operai nella sua vigna sono diverse per ogni persona, e un esempio è la vita di don Piero, diacono permanente dal 1998, uno dei primi diaconi ordinati tra persone sposate. Dotato di notevoli doti umane e professionali, è stato stimato come preside di scuola ed amato come padre di famiglia, arricchita dal dono di tre figli. Dopo la morte della moglie, matura la sua vocazione ad un servizio più completo e totale, nella Chiesa come sacerdote. Incoraggiato dal Vescovo e sostenuto dal clero diocesano, trova anche un ulteriore conforto nel santuario di Collevalenza, dove la venerabile Madre Speranza aveva vissuto gran parte della sua esistenza terrena, come offerta per tutti i sacerdoti, che chiamava con affetto ‘figli miei’.Di certo nella cattedrale di Orvieto, dedicata a Maria Assunta, la stessa Madre di tutti i cristiani avrà donato il suo sguardo benevolo e materno sia a don Piero che a don Pierre, insieme alla sua potente intercessione, che continuerà ad accompagnarli per tutto il resto della loro vita, donata a Cristo ed alla chiesa. Sabato 1’luglio, nella chiesa santuario dei Servi di Maria ad Orvieto, il nostro vescovo Giovanni ha di nuovo imposto le mani ad un giovane frate per ordinarlo diacono. Dopo la professione solenne nell’antico ordine dei Servi di Maria, fra Alessandro è giunto all’ordinazione diaconale: fra Alessandro ha dimorato prima nel convento di Todi ed ora nel convento dei Servi ad Orvieto. Il Vescovo ha affermato che il Servo di Maria comprende molto bene il significato del diaconato, perché imita Maria nel servizio. La liturgia molto coinvolgente e ben curata si è svolta con molta partecipazione, alla presenza di sacerdoti diocesani e di molti religiosi dell’ordine, guidati dal Padre provinciale. Ha concelebrato anche padre Roberto Fagioli, della comunità di Orvieto, che in questi giorni ha ricordato ben sessantacinque anni di sacerdozio. Ai piedi della scalinata che conduce all’altare vi è la grande statua della Beata Vergine addolorata;’uando il giovane diacono si è prostrato, sul nudo pavimento, durante il canto delle litanie dei santi, a molti è venuto spontaneo associare la presenza materna della Madonna con questo suo giovane figlio, che si donava completamente a Cristo come servo attraverso la sua materna intercessione. La nostra diocesi è segnata dalla presenza dei Servi di Maria: i sette santi fondatori dell’ordine dei Servi di Maria sono compatroni della città di Orvieto. L’Ordine religioso giunse nella città di Orvieto nel sec. XIII, a Todi è conservato il corpo di san Filippo Benizi, grande santo dell’Ordine, compatrono della città e gonfaloniere perpetuo. Il Padre provinciale ha definito Todi come l’Assisi dei Servi di Maria ed inoltre si deve a loro la grande diffusione della devozione verso la Madonna Addolorata. Tutti questi legami hanno trovato compimento nell’imposizione delle mani che il vescovo Giovanni ha posto sul capo dell’ordinando, imprimendo, attraverso il dono dello Spirito santo, il carattere di un nuovo stato di vita per il servizio di Dio e dei fratelli. La festa è poi continuata nel cortile dell’annesso convento, dove un’agape fraterna ha concluso la bella serata. ‘ Â 

AUTORE: Marcello Cruciani