Diaconi: una vocazione e missione propria

Verso un “regolamento” diocesano per il diaconato

Semplici battezzati, preti, vescovo, religiosi e religiose, diaconi, tutti hanno un compito da svolgere ed un ruolo che è proprio. In questa diversità di compiti e di funzioni, che la Chiesa chiama “ministeri”, l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti sta ridisegnando l’organizzazione interna della Chiesa di Perugia – Città della Pieve seguendo le linee del Concilio Vaticano II, e che ai rappresentanti delle aggregazioni laicali (vedi sotto) ha sintetizzato con le parole “collegialità, corresponsabilità e comunione”, ciascuno secondo il proprio carisma. In questo quadro si inserisce anche l’incontro che mons. Bassetti ha recentemente avuto con i 17 diaconi permanenti e le loro mogli. Un pomeriggio in cui c’è stato tempo per un dialogo, anche in vista dell’approvazione del “regolamento” diocesano che detti le linee e gli orientamenti per il diaconato nella nostra diocesi. La presenza in diocesi dei diaconi già ordinati e dei 21 che si preparano a tale ministero è “una realtà vitale e positiva” ha detto mons. Bassetti aprendo il discorso con il quale ha delineato i tratti fondamentali del diaconato sottolineati dalle parole “servizio”, “comunità”, “vocazione”. C’è il rischio che il diacono sia visto come un “quasi prete” e un “super-laico impegnato” ma il diacono, ha detto mons. Bassetti, “in dipendenza del vescovo, accanto ai presbiteri e in comunione con loro, per l’ordinazione sacramentale è configurato a Gesù Cristo; ma non a Cristo-capo, come i presbiteri, bensì a Cristo-servo, come segno vivo di Gesù, Signore e servo di tutti”. Le incertezze che ancora si registrano sul modo di intendere il diaconato sono anche dovute, ha ricordato mons. Bassetti, al fatto che “per più di mille anni nella Chiesa latina è venuto meno il diaconato” creandosi così “un regime di delega” che ha demandato “alla gerarchia e ai religiosi la responsabilità di compiere concretamente il servizio della carità lasciando in ombra la responsabilità e la partecipazione dei battezzati”.Per questo, ha aggiunto, il diaconato è una vocazione per la comunità per cui “non si tratta di una sorta di riconoscimento di meriti nè di promozione del laicato, ma di riconoscere una chiamata specifica dello Spirito santo” che “interpella il singolo soggetto e insieme suppone e domanda un cammino di fede dell’intera comunità”. Prima riunionedelle aggregazionilaicali. A settembrela Consulta“In questi anni che il Signore mi dà alla guida di questa Chiesa io desidero aprirla il più possibile alla collegialità per favorire e far crescere la comunione”, per questo “ non voglio una consulta o un consiglio che siano cassa di risonanza del vescovo ma voglio che siano voce di questa che si conferma sempre essere una Chiesa viva”. L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha parlato così ai rappresentanti delle aggregazioni laicali riuniti martedì pomeriggio al Centro Mater Gratiae, a Perugia, per il primo incontro di ricostituzione della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali (Cdal). È “l’avvio di un processo” ha sottolineato Maddalena Pievaioli, alla quale il Vescovo ha affidato il compito di coordinare i lavori che porteranno in settembre alla convocazione dell’assemblea della Consulta. Tempi dettati dalla scelta di “iniziare il nuovo anno pastorale con la costituzione del Consiglio pastorale diocesano” ha detto il vicario generale mons. Paolo Giulietti, spiegando che le aggregazioni laicali vi saranno rappresentate dal direttivo della Consulta avendo scelto di formare un Consiglio più “leggero” di quello previsto dal Sinodo diocesano. La riunione di martedì si è aperta con la preghiera e una rapida presentazione dei presenti. La coordinatrice ha indicato gli obiettivi: stare “insieme” volgendo lo sguardo “ad extra”, ovvero a partire dalla “comune vocazione battesimale” fare della presenza nelle “realtà temporali” occasione di testimonianza cristiana. “Ogni aggregazione fa il meglio che può ma forse insieme possiamo essere più efficaci” ha detto, indicando poi due punti di riflessione ovvero il “come” ed il “cosa” fare. Don Paolo Giulietti ha quindi proposto alla riflessione comune la questione educativa e l’impegno sociale dei cattolici. Su questi punti ci sono stati interventi che hanno avviato la riflessione ed il confronto da riprendere nei successivi incontri. Ciascun gruppo è stato anche invitato a inviare eventuali osservazioni alla bozza di statuto della consulta presentata ai presenti e a segnalare anche le associazioni che non sono state invitate per difficoltà a reperire i contatti. “Abbiamo lavorato su un elenco vecchio – ha spiegato don Paolo – a volte con recapiti non più validi”.

AUTORE: M. R. V.