Diocesi di Castello e Gubbio: incontri sull’imperatore Costantino a 1700 anni dall’Editto

DIOCESI. Sono iniziati gli incontri ispirati al 1700° anniversario dell’editto di Milano dell’imperatore Costantino
Don Matteo Monfrinotti e don Andrea Czortek durante l’incontro
Don Matteo Monfrinotti e don Andrea Czortek durante l’incontro

Ha preso il via martedì 22 ottobre il ciclo di incontri organizzato dalle diocesi di Città di Castello e Gubbio dedicato all’anniversario dell’“editto di Costantino”. La prima conferenza, dal titolo “In hoc signo vinces – 1.700 anni dopo Ponte Milvio”, ha visto ospite nella sala del centro studi “Beato Carlo Liviero” don Matteo Monfrinotti con l’intervento “Anno 313: i fatti e la loro narrazione”. L’ospite, introdotto da don Andrea Czortek, ha sviluppato la sua esposizione attorno ad alcuni punti fondamentali della storia di Costantino e del contesto sociale in cui si inserì la “convenzione” di Milano del 313. Ha presentato la riforma di Diocleziano e la riorganizzazione dell’assetto statale che operò. Di seguito, don Monfrinotti ha spiegato il conservatorismo dioclezianeo riguardo alla problematica della religione, approfondendo anche il concetto di religio per i Romani. “Per loro – ha spiegato – la religione era strettamente legata al potere fin dalle origini di Roma: Augusto, per esempio, tra i vari titoli, possedeva anche quello di Pontifex Maximus”. Come affermato dal relatore, i Romani tendevano a integrare i culti dei popoli vinti, inserendo i nuovi dèi nel pantheon latino; il culto cristiano però non veniva considerato una religio ma una superstitio. “Solo Tertulliano con l’Apologeticum – ha aggiunto Monfrinotti – operò una svolta in questo senso, ribaltando il concetto e considerando vera religione il cristianesimo e superstizioni le altre”. Diocleziano – secondo l’ospite – ha quindi cercato la concordia dell’Impero puntando su un ritorno alla religione tradizionale e perseguitando l’elemento destabilizzante: i cristiani. Dopo aver ripercorso l’ascesa al potere di Costantino, sancita dalla vittoria contro Massenzio a Ponte Milvio, Monfrinotti ha riassunto i racconti dell’evento tramandatici da Lattanzio ed Eusebio di Cesarea. E ha aggiunto: “Costantino, al contrario degli imperatori a lui precedenti, non ha celebrato la vittoria di Ponte Milvio con un sacrificio a Giove sul Campidoglio, rendendo note fin da subito le differenze della sua politica”. L’esperto ha quindi continuato spiegando come quello noto tradizionalmente come l’“editto di Costantino non possa essere definito tale: giuridicamente è da considerarsi come un accordo privato con cui Costantino invitava Licinio a riconoscere lo status di liceità del cristianesimo anche in Oriente; rimarcando quindi l’editto di tolleranza verso i cristiani emanato da Galerio nel 311”.

AUTORE: F. O.