Diventare grandi anzi di più

Incontro nazionale Acr e giovanissimi con il Papa; 100 dalla nostra diocesi

“Abbiate il coraggio, l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù”. Questa è, se vogliamo, la sfida che Benedetto XVI ha lanciato agli oltre centomila fedeli – ragazzi, giovani ed adulti di Azione cattolica provenienti da tutta Italia (di cui oltre 100 dalla nostra diocesi) – presenti a piazza San Pietro il 30 ottobre. L’incontro tenutosi nella mattinata con il Santo Padre sul tema “C’è di +. Diventiamo grandi insieme” è stato una vera festa delle fede, un momento di entusiasmo e allegria. Il Papa, con semplicità e concretezza, rispondendo a tanti nostri interrogativi, ha toccato argomenti forti e attuali: l’amore e l’importanza della famiglia, la formazione e il ruolo dell’educatore, la difficoltà della testimonianza evangelica quotidiana. Come ha ricordato l’assistente spirituale dell’Ac, mons. Sigalini, “non è vero che le chiese sono abbandonate dai giovani e che questi ultimi vogliono mediocrità e adattamento, bensì sogni e voli alti”. È stato proprio il Papa a voler sottolineare, rispondendo ad una giovane, quanto sia importante per un uomo cristiano diventare “grande”. Ma non nella maniera propostaci dal “mondo”, ossia attraverso le tre S (soldi, sesso e successo) e vivendo nell’egoismo, dimentichi dell’altro. La via da seguire è un’altra: amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei sacramenti e nella messa. Avere “di più” significa questo, diventare liberi nella giusta maniera, non rendendosi schiavi di mondi virtuali, come ad esempio internet, che promettono sogni a costo zero, creando una società “civile” di giovani illusi e delusi. “I sentimenti più belli – ha ribadito il Santo Padre -, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore, trovano in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite”. Certo, non servono solo entusiasmo e un bel sorriso da regalare in tasca, ma anche sacrificio, pazienza e forza. Il bravo educatore infatti è colui che sa coinvolgere tutti per il bene dei più giovani. Non si può essere autosufficienti per fare questo, ma “dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle generazioni future a tutti i livelli”. Fondamentali nella formazione di un giovane sono sicuramente la famiglia – senza la quale non esisterebbero le basi della vita relazionale -, la scuola, gli operatori del tempo libero. L’importante è far vivere Gesù con noi in ogni ambito, sempre. Dopo questo primo momento cadenzato da canti tra cui l’inno nazionale “C’è di +”, in un corteo senza fine i giovani hanno raggiunto piazza del Popolo, mentre ragazzi si sono diretti a villa Borghese. Date le varie fasce d’età, la divisione è stata opportuna, con la proposta di attività differenti. Noi più grandi siamo stati intrattenuti nel pomeriggio da un’alternanza di momenti light in musica e testimonianze di vita. Tra i laici troviamo una ballerina speciale, mancante degli arti superiori. È attraverso l’arte della danza e della pittura che ringrazia Dio ogni volta per la vita che le ha donato. È stata lei stessa a dire con coraggio e serenità che, se Gesù l’ha disegnata e pensata così, è perché solo in quel modo poteva essere felice. La forza con cui affermava la bellezza della vita, la fortuna che tutti abbiamo di esserci, nonostante le nostre carenze e fragilità, è stata di grande esempio. Ci sono state poi persone più note, come l’allenatore della nostra nazionale di calcio, Prandelli; il cantautore Vecchioni, l’attore Zingaretti, il cantante Napolano. Inoltre per ricordare la presenza dell’Ac nel mondo ci sono stati giovani rumeni e un videomessaggio dalla Spagna, Argentina e Burundi. A conclusione don Luigi Ciotti.

AUTORE: Susanna Barcaroli