‘Dominus vobiscum’, fratelli

DIOCESI. Messa 'per stranieri' per la festa di san Lorenzo. Il Vescovo ha usato il rito latino

Uno degli aspetti divenuti tradizionali della festa di san Lorenzo è la presenza di molti sacerdoti stranieri che partecipano alla celebrazione della messa solenne in cattedrale. Sono giovani che si trovano nella nostra città per seguire i corsi di italiano dell’Università per Stranieri, provenienti da tante parti del mondo; si trattengono qui per i mesi estivi, ospiti di Casa del clero, casa San Filippo e altre strutture. Lo loro presenza dà alla celebrazione di san Lorenzo un carattere di universalità che Perugia, d’altra parte, ha acquisito dalla sua storia antica e recente, come centro internazionale di studi. Da alcuni anni l’arcivescovo mons. Chiaretti al termine della celebrazione in cattedrale si reca insieme a tutti i sacerdoti stranieri a rendere omaggio al sindaco della città. Così è avvenuto anche quest’anno. Il primo cittadino Renato Locchi, accompagnato dall’assessore Ilio Liberati, ha accolto con molta cordialità gli oltre 40 giovani preti studenti, che si sono presentati uno ad uno indicando il loro Paese di origine: arrivano da nazioni dei cinque continenti, tra cui Corea e Vietnam. È stata un’occasione per rinsaldare le buone relazioni tra la Chiesa e la città, e per dichiarare la comune attenzione ai problemi dell’uomo. Una convinta collaborazione tra istituzione cittadina e strutture ecclesiastiche, in primo luogo la Caritas, nella ricerca di soluzioni ai problemi concreti delle persone più disagiate. Il Sindaco ha illustrato le caratteristiche di ospitalità e di apertura della città di Perugia, invitando i giovani a ritornare anche dopo i loro studi a visitare la città. Una nota particolare: la presenza di sacerdoti e studenti stranieri è stata la ragione che spinto l’Arcivescovo a celebrare la messa in latino. ‘Per questa molteplicità di presenze – ha detto mons. Chiaretti all’omelia – ho accolto l’invito di Benedetto XVI a celebrare le parti fisse della messa in lingua latina, che è poi ancor oggi la lingua ufficiale della Chiesa, nella quale continua a redigere i suoi documenti e a esprimere la sua fede. Una lingua che ha consentito e dovrebbe consentire ai cattolici di tutto il mondo di intendersi’. ‘Senza voler entrare nei particolari – ha proseguito -, dico solo che Papa Benedetto ha inteso legittimare ambedue i riti, sia l’originario in lingua latina sia quello moderno in lingua volgare, il primo dei quali può essere usato quando ci sono gruppi omogenei che lo richiedono o anche in messe con celebranti o fedeli di più lingue, com’è oggi. Infine, da ricordare che durante la celebrazione hanno ricevuto il ‘crocifisso della missione’ una ventina di scout di Perugia, in partenza per un servizio di più giorni in Albania, nella parrocchia cattolica a nord di Scutari.