Don Lek: un frutto albanese a servizio della nostra Chiesa

Una nuova ordinazione sacerdotale in cattedrale. Lettorato a Jeremiah Kelly

L’ultimo sole di una domenica di chiaro spicco primaverile, ricca ancora di fermenti pasquali, ha accompagnato all’interno del Duomo di Orvieto, nella cornice di una riverberante festa mariana, la Madonna della Stella, tanto cara agli orvietani per averne sperimentato la particolare celeste protezione, lo Spirito del Signore ad impossessarsi, mediante l’imposizione delle mani pontificali del Vescovo e di una vasta schiera di sacerdoti presenti, della agile figura di un giovane diacono albanese, Lek o Alessandro Marku, autentica primizia di una terra che tuttora trasuda sangue di martiri. E per felice quanto fortuita coincidenza ne condivideva la solennità esterna e l’intima emozione un altro non meno aitante e di prestante freschezza, proveniente da opposti lidi, un irlandese, di nome e di fatto, Jeremiah Joseph Kelly, il quale pur essendo nato in quell’estremo lembo di Europa, più gelido ma non meno ricco di passione, aveva appena valicato il Peglia e superato il Paglia, per essere presente. su questa secolare rupe, all’appuntamento dello Spirito, destinato a cambiargli la rotta dell’esistenza. Tra festeggiati e festeggianti quindi un’assemblea veramente ecumenica, tale da registrarsi nei doverosi fasti di questa nuova pur antica Chiesa particolare. “La prima cosa che balza all’occhio – ha detto infatti il Vescovo – è che essi non sono italiani, ma si impegnano a servire la nostra Chiesa”. Per aver detto ciò, sarebbe bastata la semplice evidenza dei fatti; ma chi può negare che nel navigato pensiero di un uomo di Chiesa, di magistero e di governo quale era chi parlava, arrivato ai limiti del suo servizio pastorale, non spirasse quel sottile soffio profetico che è carisma particolare della sua missione e che anticipa i tempi in cui veramente dovrà affermarsi quella dimensione ecumenica in cui verranno da tutte le genti gli operai destinati a lavorare nella vigna di Dio ? Sarà forse il 2000 il secolo che vedrà la piena affermazione di questo aspetto globale, in cui il Signore andrà a reclutare le sue forze in piazze meno aride e più generose, pur di salvare le messi ancor verdi e seriamente insidiate dalla minaccia del loglio maligno. Questo presentimento non doveva essere affatto assente dalla sfera intima della sensibilità, sempre aperta, del resto, alla riscoperta e al riscatto degli aspetti essenziali e più radicati della vita ecclesiale, dell’anziano pastore, che in quel momento, nell’esercizio del sacerdozio di Cristo, in ratione Trinitatis, mediava il supremo potere di conferire carattere divino ad una creatura di terra, arrivata da lontano: lo si coglieva un po’da tutto l’insieme, dal fervore delle parole, dal ringiovanito vigore del gesto, dalla segreta compiacenza delle invocazioni e dal tono paterno delle ammonizioni: era un nuovo figlio che gli apriva un varco. E poi la legittima soddisfazione dell’agricoltore che nel frutto prodigioso che contemplava, si convinceva vieppiù di non aver buttato invano il seme su quel terreno inaridito dell’Albania, donde era germinato. Ma anche i confratelli nel sacerdozio si sono stretti attorno con lo stesso calore, imprimendo con le loro mani, alcune veramente annose, sulla testa del giovane Lek quel possesso di Dio, confermato poi dall’unzione, che è “capacità di generare e garanzia di vita”. E finalmente l’assemblea, ecumenica anch’essa, più del solito per le varie rappresentanze religiose e laiche che hanno voluto accompagnare e sostenere quei loro eletti, ha dichiarato clamorosamente il suo compiacimento, lodando il Signore in diverse lingue ed esprimendo gioia con prolungato applauso. E al termine si son tutti ritrovati, per naturale omaggio di cortesia e di venerata sudditanza, ai piedi della Madonna della Stella, la Signora festeggiata nella sua dorata cappella, quasi per ottenere dai suoi occhi profondi e dolcissimi di regina orientale, a conferma, quel salvacondotto regale della sua benedizione materna che rende sicuri i passi d’ognuno per l’impervie strade del mondo. Usciti sulla piazza, il sole era agli ultimi spari della festa di luce; sui lidi remoti, al di là del mare Adriatico, a quell’ora, sicuramente, ogni raggio era già spento, ma lentamente e sicuramente nel cuore di pietra della vecchia e mirabile cattedrale era spuntata una fiamma e brillava per una speranza e una certezza di salvezza in più.

AUTORE: P.M.