È morto mentre svolgeva un’azione di pacificazione

Città di Castello commemora la tragedia del carabiniere Valerio Gildoni

Valerio Gildoni è morto tragicamente la sera di venerdì scorso a Nanto (Vc), colpito mortalmente da Battista Zanellato, 84 anni, da giorni ossessionato dal timore di subire aggressioni e per questo si era barricato in casa armato. Valerio era tenente colonnello dei Carabinieri e fratello di don Alberto, parroco di Selci e cancelliere vescovile. I mass media hanno dato ampio spazio alla notizia e a tutti gli echi avuti a Città di Castello, dove Valerio era nato, a Sansepolcro dove ha vissuto fino al terzo ginnasio, nelle sedi dove ha svolto il suo servizio da ufficiale. I funerali si sono svolti martedì nella chiesa di San Domenico a Città di Castello, presieduti dal vicario generale dell’Ordinariato militare. ‘Valerio è stato sempre un pacificatore, che amava il dialogo e credeva nella persuasione della parola ‘ ha scritto mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare, in un messaggio letto durante il rito. – Dinanzi al suo uccisore si è presentato senza usare l’arma, per evitare una strage. Sperava, così, che la dolcezza del suo sguardo limpido e il suo attaccamento alla vita e alla difesa di ogni uomo potesse evitare una tragedia’. Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, appena saputa la tragica notizia ha espresso tutto il suo cordoglio. ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà’ (Gv 11, 25). Queste parole di Gesù – ha scritto mons. Cancian – sono l’unico vero conforto nella tragedia che ha colpito in modo devastante e umanamente irreparabile la famiglia Gildoni. Valerio, 40 anni, sposato con Barbara, tenente colonnello dei Carabinieri, è stato ucciso in modo assurdo mentre come al solito stava facendo esemplarmente il suo dovere, affrontando con generoso coraggio il rischio che si è rivelato mortale. ‘Vado avanti io, provo a parlare e cercherò di convincerlo’: sono queste le sue ultime parole, ‘che svelano l’orientamento di tutta la vita del fratello del nostro carissimo don Alberto’. Domenica scorsa, continua il Vescovo, ‘l’ultima visita ai suoi cari, prima di raggiungere Vicenza, dove si conclude la sua brillante carriera militare. Aveva accettato con la sua nota disponibilità il disagevole trasferimento da Roma. Era sua consuetudine obbedire e voleva compiere anche questa volta il sacrificio che gli era richiesto. Anzi, rassicurava i suoi. Alla mamma che manifestava qualche lieve problema di salute, rivolgeva parole di incoraggiamento e di affetto, assicurandole che le avrebbe mandato i fiori che a lei piacevano. Era partito contento e fiducioso. Venerdì sera la tragedia assolutamente imprevedibile, che getta nello sconforto tutti quanti, sommersi da tanti sentimenti e tanti interrogativi che schiacciano senza risposte adeguate. Prevalga la certezza che il Signore sa volgere al bene anche questo infinito dolore come è avvenuto sul Calvario con la passione, morte e resurrezione di Gesù. È questa la consolazione che auguriamo di cuore ad una famiglia credente’.Nulla lo ha mai distolto dai valori cristiani in cui si era formatoGli amici della comunità giovanile del Duomo di Sansepolcro ‘ cittadina ove ha trascorso gli anni adolescenziali ‘ ricordano il tenente colonnello dei carabinieri Valerio Gildoni, scomparso la scorsa settimana a Vicenza sotto i colpi di fucile sparati da uno squilibrato che tentava di calmare.Quasi come all’interno di un’inattesa e speculare rappresentazione iconica, Valerio ha incontrato ‘Colui che sta alla porta e bussa’ nel momento stesso in cui, involontariamente ma con rischio cosciente, ha dato la vita per i propri amici. Così, la forma più alta di amore si è compiuta per lui quale esito di una vocazione a qualcosa di più grande e migliore di una pur brillante carriera che lo distinguesse dalla mediocritas della maggior parte dei suoi coetanei.Una generosità totale e non gridata, quale scelta di vita quotidiana compiuta con giusta ambizione personale, ma nell’amicizia di una comunità cristiana in cui ha condiviso gesti semplici, eppure efficaci e puliti, che gli hanno indicato i valori buoni della vita: l’amicizia, il gioco, la preghiera. Lo ricordiamo impegnato nei recital pasquali, nel coro domenicale che raggiungeva ancora in divisa da cadetto durante i rari congedi, nei campeggi estivi. Prodigo di consigli meditati verso gli amici, discreto nei modi ma mai distratto, garbatamente ironico ma mai cinico. Il passare degli anni, i trasferimenti, la brillante carriera, gli eventi della vita, non lo hanno mai distolto dalle radici comuni, ed ogni incontro, anche a distanza di tempo, era sempre la ripresa di un discorso gradito e mai interrotto. Come per Salvo d’Acquisto, il carabiniere che nella Seconda guerra mondiale offrì la propria vita per salvare quella di altri innocenti, così la sua scelta di generosità affonda le radici in un cuore nuovo che ha incontrato il Signore. Sì, la vita cristiana rappresenta un antidoto al nichilismo e al vuoto di senso dei tempi che viviamo, e in essa affonda la capacità di essere veri costruttori di pace prescindendo dall’abito che si indossa e dagli slogan che si proclamano. È questa dimensione che ci consente di elevarci oltre il limite della sofferenza per l’interruzione dei legami terreni, e che offre speranza vera a una società illusa da riferimenti tanto effimeri quanto squallidi. Caro Valerio, continuiamo a sentirti presente insieme agli altri nostri giovani amici che tu hai conosciuto e che hanno già lasciato questo mondo, avendo il privilegio di incontrare il senso della vita nell’esperienza di una comunità educante che ha valorizzato la pienezza della loro vocazione umana. Gli amici della comunità giovanile del Duomo di Sansepolcro

AUTORE: Gli amici della comunità giovanile del Duomo di Sansepolcro