È tempo di fare un salto di qualità

Diocesi. Nelle parole dell’Arcivescovo alla messa di sant’Ercolano e del 2 novembre un appello a tutti i fedeli

“Ho incontrato una bella Chiesa, ricca, vivace”. Un apprezzamento sincero che l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha ripetuto più volte in questi due anni visitando le parrocchie, incontrando clero laici e religiosi. Ora a questa Chiesa chiede di fare un salto di qualità per “rendere più luminosa la sua chiamata”, per “brillare di più dinanzi al mondo, come segno e strumento dell’unità in Cristo di tutto il genere umano, nella concretezza quotidiana della vita e dei rapporti fra tutti i suoi membri, unita e in comunione”. Per questo appello ha scelto il giorno della solennità di sant’Ercolano, vescovo e martire, Patrono della città e dell’Università degli Studi. Nell’omelia pronunciata in cattedrale, davanti ai fedeli e ai rappresentanti delle Istituzioni civili ed accademiche perugine, ha invitato a guardare al vescovo Ercolano che “annunziò la Parola di Dio agli uomini e alle donne del proprio tempo con una forza e un coraggio indomiti”. “Anche noi – ha aggiunto mons. Bassetti – vogliamo metterci con onestà dinanzi alla stessa Parola di Dio e, sotto il giudizio della Parola, vogliamo riconoscere quelli che sono i nostri limiti, i nostri peccati e i nostri ritardi”. Non si tratta di ricominciare da zero ma di lavorare e far crescere quanto di buono già c’è, si tratta di far fruttificare le “molte messe e i molti sacramenti celebrati nelle nostre parrocchie”. Così, riflettendo sul “vivo desiderio e l’impegno di ascoltare la Parola di Dio” che ha constatato “visitando tante parrocchie e comunità”, osserva che “la nostra Chiesa non evangelizza a sufficienza se stessa” poiché “manca almeno in parte di un cammino generalizzato di approfondimento della verità della fede e dovrebbe avere quel dinamismo missionario, che la fa uscire dal tempio per comunicare la buona notizia della salvezza e condividere il dono di grazia secondo il progetto di Dio”. Ed ancora, pur attenta al “grido del povero, del malato, dello straniero, del carcerato”, la “nostra Chiesa ha bisogno di quella creatività, generosità e audacia che hanno caratterizzato molti momenti della nostra storia”.L’Arcivescovo vuole cogliere il 50° dell’inizio del Concilio Vaticano II per proporre alla Chiesa perugino – pievese un anno giubilare “come era inteso nella Bibbia” ovvero come un “nuovo inizio”, aveva detto alle aggregazioni laicali nella loro prima convocazione in settembre. “La nostra Chiesa con maggior vigore e impegno dovrebbe cercare di promuovere e difendere con tutti gli uomini di buona volontà la pace con i popoli e la natura”, ha detto mons. Bassetti lunedì in cattedrale ricordando le parole di Benedetto XVI il 27 ottobre ad Assisi, invitando a crescere nella consapevolezza “del suo dovere di trasmettere il messaggio universale della bellezza e della bontà che sgorga da un umanesimo che porta ancora visibile le impronte della fede eucaristica”. L’appello lanciato lunedì dalla cattedra di Ercolano non è ancora tradotto in scelte pastorali definite. Sono parole affidate a ciascun fedele, sacerdote, religioso o laico che sia, a ciascuna comunità. Con altre parole ha invitato ad una vita cristianamente segnata anche nell’omelia del 2 novembre. “Per noi la morte non è altro che un arrivederci, un passaggio” aveva detto, sottolineando che “difficile non è morire: difficile è vivere e vivere bene, con lealtà, rettitudine, aderenza ai nostri impegni, nell’amore di Dio e del prossimo, facendo sempre della nostra vita un dono”. E, ricordando che il Vangelo della solennità indica ai fedeli le Beatitudini quale stile di vita, ammoniva: “non deve essere la morte a farci paura ma l’inutilità della vita”. La morte, aggiungeva, “ci fa paura soltanto se si sbaglia vita. Queste sono le verità della nostra fede e solo nella fede possiamo trovare risposte al significato della vita e della morte”. Risposte che cercano anche gli uomini e le donne di ogni età e cultura, del nostro tempo.

AUTORE: Maria Rita Valli