Emergenza e quotidianità al convegno regionale Caritas

Più di 200 i partecipanti al Convegno regionale “Emergenza e quotidianità: “Date voi stessi da mangiare (Mc 6,37)””, promosso dalla Delegazione Caritas dell’Umbria, provenienti dalle otto diocesi della regione tra responsabili, operatori e volontari delle Caritas diocesane e parrocchiali. A Foligno sabato 11 gennaio sono state tracciate le “linee programmatiche per la Pastorale della carità nelle otto Chiese sorelle dell’Umbria”. I lavori aperti con la lectio divina di mons. Oscar Battaglia sul tema della giornatasi si sono conclusi in tarda serata con i ragazzi delle “Case della carità” della Delegazione regionale Caritas. Numerosi gli interventi di coloro che si trovano a vivere la Caritas, tra cui molti laici che hanno fatto la scelta di impegnarsi in diocesi e in parrocchia nel servire il prossimo condividendone la quotidianità della vita. Unanime è stata la volontà di proseguire unitariamente il cammino di carità delle Chiese dell’Umbria iniziato con l’emergenza terremoto 1997 e che prosegue tutt’oggi con l’esperienza del Kosovo. Mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto-Norcia e delegato della Conferenza episcopale umbra per la carità, ha sottolineato che “questo convegno è l’occasione per ritrovare insieme la fede che ci fa decidere ancora di rimetterci al servizio dei poveri in Umbria, con la singolare convinzione di non dover fare qualcosa per gli altri, ma di essere noi stessi beneficati dalla scelta del servizio, che è in sé umanizzante e capace di muovere accanto a noi il volto benedicente di Cristo”. Quindi, un richiamo all’unità della Chiesa umbra nell’azione-opera di carità, che è stato rimarcato dallo stesso mons. Fontana nel parlare dell’identità cristiana dell’Umbria: “otto Chiese particolari ma un’unica Chiesa locale. “Credo – ha aggiunto mons. Fontana – che la carità sia una delle ragioni per cui l’Umbria si debba esprimere a favore della tutela dell’identità cristiana del suo popolo. Molti oggi discettano volentieri su come gli immigrati debbano rispettare le leggi dello Stato che li accoglie, ed è giusto. Vorrei dire che dovrebbe essere rispettata anche l’identità culturale della gente che li accoglie. Solo se gli umbri seguiteranno a ritrovarsi fratelli con san Benedetto e san Francesco, e con loro figli del vangelo, tutti avranno la garanzia di essere accolti, sovvenuti, aiutati e capiti”. Cristo è soprattutto negli ultimi della terra, ai quali un cristiano dovrebbe rivolgere il suo sguardo, la sua attenzione, e non voltare loro le spalle. Insomma essere dei buoni samaritani, ma oggi, come ha “denunciato” don Lucio Gatti, delegato regionale Caritas dell’Umbria e direttore della Caritas diocesana di Perugia, “la nostra società è gravemente malata, ha il cancro dell’egoismo. L’emergenza quotidiana che dobbiamo affrontare e combattere come uomini e come Chiesa è proprio l’egoismo, che ci porta sempre più lontano da quel volto di Cristo che ci chiede aiuto”. Anche mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, intervenendo al convegno per illustrare le “indicazioni pastorali dell’organismo della Chiesa italiana su emergenza e quotidianità, ha parlato della sfida di come comporre, appunto, emergenza e quotidianità nell’impegno di andare incontro ai poveri nel cammino di animazione della comunità. Innanzitutto, Mons. Nozza ha evidenziato che “tutta la comunità è interpellata a concretizzare la Parola di Dio stando accanto a chi ha bisogno, perché in essa deve nascere un sentimento e un impegno per una carità di popolo, in quanto gesti ed azioni di carità non possono essere delegati solo ai volontari. I principi di questa sfida – ha proseguito – si rifanno a tre elementi fondamentali che il cristianesimo ha mostrato di utilizzare nel suo processo di inserzione nel tessuto sociale: il “punto di partenza”, quali il territorio e la comunità locale animata e stimolata; lo “stile” del pensarsi come attori e responsabili; lo “strumento” dell’azione che trasforma e non quella che si contrappone. Ora si tratta di raccogliere gli spunti che il cammino ci ha consegnato come elementi capaci di mostrare forme possibili di composizione di quella che inizialmente ci si è presentata come una divergenza tra emergenza e quotidiano”. Al convengo ha portato il suo saluto il presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Sergio Goretti, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, ricordando come la Caritas sia chiamata ad educare la gente, ad avvicinarsi e ad essere sensibile alle situazioni umane difficili caratterizzanti la quotidianità”. Mons. Fontana, nel tracciare le conclusione dei lavori, ha detto “Non riduciamo il nostro servizio accanto ai poveri a supplenze di servizio sociale, ad organizzazione; non privilegiamo l’efficienza, ma l’ascolto, la delicatezza della parola, l’efficacia di un sorriso, la capacità di entrare in sintonia, di lasciarci coinvolgere da chi bussa alla porta del nostro cuore. Credo che da questo convegno e dall’impegno di ciascuno di noi nelle otto Chiese sorelle dell’Umbria possa riprendere coscienza nuova a proposito della carità e che tutti torniamo a riaffermare, come ci insegna la nostra tradizione che il feriale, il quotidiano sono luoghi privilegiati dove esprimere la carità della Chiesa: senza carità, infatti non c’è Chiesa”.

AUTORE: R.L.