Entusiasmo dei diecimila ternani per l’incontro con Giovanni Paolo II

Massiccia presenza di fedeli di tutte le categorie sociali a Roma

Non credo che nella bimillenaria storia religiosa di Terni si possa trovare una pagina più luminosa ed esaltante di quella scritta mercoledì 18 ottobre che ha visto una vera invasione di Roma da parte di 10.000 ternani, narnesi e amerini.Pochi organizzatori, anche fra i più ottimisti, avrebbero scommesso un centesimo su un numero così alto di partecipanti e sulla loro tipologia: anziani e giovani, associazioni e gruppi ecclesiali e laici, sportivi e detenuti, malati e scolaretti, autorità e rappresentanti di categorie. E’ stato tutto un campionario di umanità accorsa al richiamo del Vescovo che ha guidato il grande pellegrinaggio diocesano a Roma. Credo che nessuna delle 80 parrocchie della diocesi fosse assente e Roma ha ripagato lo slancio e il sacrificio dei ternani accogliendoli con una mattinata particolarmente luminosa. Qualcuno era convinto di essere ricevuto in udienza dal Papa nell’Aula Paolo VI non pensando alle decine di migliaia di altri pellegrini giunti da ogni parte del mondo che gremivano piazza S. Pietro, divenuta per l’occasione un enorme cenacolo nel giorno di Pentecoste. Quando il Papa, dopo il saluto ai convenuti nelle loro lingue, si è rivolto a salutare i pellegrini ternani, un boato si è levato dai 10.000 ternani accompagnato dallo sventolio dei fazzoletti gialli che li distinguevano tra il mare di folla. Un grande silenzio ha accolto le parole del Papa che ha detto: “Accolgo con gioia questi pellegrini venuti da Terni, Narni e Amelia guidati dal vescovo Vincenzo Paglia, questo vostro pellegrinaggio è il momento per approfondire il legame con la Chiesa di Cristo. Abbiate consapevolezza delle vostre responsabilità all’alba del terzo millennio per riscoprire le vostre radici culturali e spirituali… Che il Giubileo vi confermi guide nella Chiesa e nella società civile”. Dopo l’udienza la massa dei ternani ha invaso pacificamente Roma scoprendone i luoghi più significativi per arte e religione. Alle ore 18.00 la basilica di S. Paolo era letteralmente stracolma di ternani, narnesi e amerini. Sembrava che tutta la nostra gente si fosse data appuntamento fra le ampie navate del tempio. Non mancavano neppure le autorità civili del nostro territorio. E’ seguita la celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Vescovo che appariva stracolmo di gioia e di soddisfazione per il riuscito incontro romano. Forse neppure lui si aspettava una risposta così numerosa da parte dei suoi diocesani. I ternani sono una razza tutta da scoprire! L’omelia del Vescovo è stata un invito pressante a mettersi in cammino: “Abbiamo lasciato alle spalle la storia di ieri e vogliamo riprendere un nuovo cammino non da soli, ma assieme, abbandonando i pesi del passato e questo con urgenza, affrettando il passo e avendo gli occhi fissi sul Signore Gesù”. Come gli apostoli, incalza il Vescovo, così ciascuno di noi deve farsi operaio del vangelo ponendo la massima attenzione verso i bambini, i giovani, gli adulti, gli anziani. Si chiede il Vescovo: “Cosa vuol dire essere venuti a Roma? Vuol dire tornare alle sorgenti della nostra fede e della nostra stessa cultura… Siamo venuti a Roma come pellegrini, ripartiamo da qui come operai: operai del vangelo, operai dell’amore, operai di pace e di concordia…”. “Il vangelo illuminerà questo cammino e guiderà i nostri passi. Affidiamoci al vangelo… siamo chiamati a scrivere il vangelo per la nostra terra e a scriverlo ogni giorno con la nostra vita”. Erano le ore 20.00 ed ancora la basilica brulicava di ternani che si attardavano a lasciare il tempio. L’entusiasmo vinceva l’innegabile stanchezza. Ancora canti, battimani, gioia che veniva espressa in diverse maniere.Trovarsi in tanti e scoprire la presenza di tante persone amiche o conoscenti trasmetteva entusiasmo. Ritornando nelle proprie parrocchie e nelle proprie abitazioni i pellegrini hanno portato la soddisfazione per la straordinaria esperienza potendo dire: “C’ero anch’io”. C’è da scommettere che la vulcanica fantasia di mons. Vescovo non farà freddare l’entusiasmo dei “romei”, né frenare la carica dei diecimila.

AUTORE: Carlo Romani