Sulla vicenda di Enzo Baldoni, il giornalista ucciso in Iraq, si è scritto molto. Era un creativo. No, era solo uno a caccia di brividi forti. È iniziato subito un ardito parallelismo con i quattro ostaggi italiani (e la terribile esecuzione di Quattrocchi) e su un presunto diverso comportamento del Governo italiano. La sua tragica fine lo ha trasformato in un eroe, cosa che lo avrebbe fatto sicuramente sorridere. Aveva un legame con l’Umbria. Nato a Città di Castello, la sua famiglia gestisce l’agriturismo ‘Il Collaccio’, a Castelvecchio di Preci. In verità, al di là di casi isolati, non era conosciuto nella nostra regione. Voglio sottolineare anche come sia cambiata la considerazione di Baldoni con l’incedere degli avvenimenti da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Le parole hanno il loro peso quando si vuole dare un’immagine (spesso negativa) di una persona che non si conosce. Descritto all’inizio quasi spregiativamente come un pubblicitario (quando con questa professione ha firmato campagne di grande successo), era indicato anche collaboratore del settimanale ‘Diario’. A poco a poco è diventato un giornalista che aveva scritto pagine importanti in luoghi attraversati da guerre civili (Messico, Colombia, Timor Est) e tragedie sociali (la situazione dei bambini in Romania). Certamente era un giornalista particolare, un indipendente, curioso di raccontare quello che vedeva senza appartenere a logiche editoriali precise, né coperto dalla testata. Insomma, non rientrava tra gli ‘embedded’, cioè i giornalisti che erano al seguito delle truppe angloamericane nell’invasione dell’Iraq dello scorso anno, né di quelli che in Iraq sono protette da guardie armate. Aveva dimostrato che si possono raccontare i fatti lo stesso, pur in situazioni e condizioni difficili. Qualcuno ha parlato di lui come di uno sprovveduto, alla ricerca di scoop. Un uomo di 56 anni, abbastanza disincantato, sposato con due figli, non mette a repentaglio la vita per gioco. Voleva capire cosa stava succedendo realmente in Iraq. Certo, sapeva di rischiare. Ma lo aveva messo in conto, lo aveva anche preannunciato. Ma con il sorriso sulle labbra. Quel sorriso che ha spiazzato molti commentatori, prima scettici. Poi c’è stata una sorta di glorificazione. Ora la famiglia Baldoni, chiusa nel riserbo e in un’ammirabile compostezza, è in attesa della restituzione del corpo, un’operazione sempre difficile in un paese come l’Iraq. E soprattutto vuole sapere come siano andate realmente le cose.
Enzo, in Iraq per capire
Baldoni, giornalista umbro, curioso di raccontare quello che vedeva, rischiando in proprio
AUTORE:
Emiliano Querini