Equivoco e dannoso “il registro delle coppie di fatto”

Il Cif chiede di partecipare alla consultazione sullo Statuto regionale

Il Centro italiano femminile ha presentato alla Commissione speciale per lo Statuto dell’Umbria, presieduta da Fiammetta Modena, la richiesta di partecipare alla consultazione sullo Statuto. L’articolazione comunale e provinciale (Pg) del Cif è particolarmente interessata alla formulazione dell’articolo 5, quello in cui si definisce la famiglia e dove la Commissione ha formulato diverse ipotesi alcune delle quali con esplicito allargamento della famiglia alle unioni di fatto (abbiamo presentato la questione ne La Voce del 1 novembre 2002, consultabile sul sito internet www.lavoce.it) . Il Cif si dichiara “desideroso di partecipare attivamente alla organizzazione sociale e politica del territorio” e chiede alla Commissione “di essere convocata per la consultazione sull’art. 5 dell’approvando Statuto regionale”. L’associazione femminile “desidera infatti affermare la necessità di distinguere scelte individuali di rilevanza privata da scelte istituzionali o pubbliche, come il matrimonio civile o religioso, sul quale la famiglia è fondata come stabilisce l’art. 29 della Costituzione”. Secondo il Centro italiano femminile “solo il matrimonio e la famiglia in senso costituzionale è cellula fondamentale della società in quanto prevede l’assunzione di responsabilità e di diritti e doveri fra persone e nei confronti della comunità, mentre nessuna alternativa al matrimonio può essere considerata valido strumento per ottenere riconoscimento di diritti tutelabili dalle istituzioni”. Il Cif ritiene inoltre che l’iscrizione in un “registro delle coppie di fatto” “comporterebbe un tacito riconoscimento dei patti di convivenza che invece debbono essere considerati come obbligazioni di tipo privato di carattere patrimoniale ed economico. Per la difesa dei diritti dei conviventi più deboli e dei figli eventualmente nati da queste unioni, dovrebbe essere sancita piuttosto l’obbligatorietà della stipulazione dei patti di convivenza così come avviene negli Stati Uniti, in Australia e in altri paesi europei. Le istituzioni dovrebbero piuttosto dare maggiore sostegno alla famiglia istituzionale italiana che è divenuta, con l’andar del tempo, sempre più piccola, più povera e con molte difficoltà ed ha bisogno di interventi urgenti per il sostegno alla maternità per ovviare al calo demografico, di servizi sociali per facilitare il suo ruolo nella cura alle persone e nella formazione dei giovani (spesso supportati a lungo da essa anche economicamente), nella consapevolezza del ruolo peculiare della famiglia per la promozione del benessere e della coesione sociale”.

AUTORE: M.R.V.