Fame di pane, fame di Dio

Fame di pane, fame di Dio”. È questo lo slogan proposto per la Giornata missionaria 2004. La Chiesa ha chiara consapevolezza di essere stata costituita dal suo Signore “sacramento universale di salvezza”. Quando all’assemblea cristiana al termine della messa è rivolto il congedo “andate in pace”, è inviato anche un appello a diffondere la parola e la presenza di Cristo e dei suoi doni. Il discepolo è invitato a trasformarsi in apostolo dell’ amore di Dio che sazia la fame di giustizia, verità e pace. Un esempio per i cristiani proviene dai missionari sparsi nel mondo che spendono la vita per il vangelo e per soddisfare le esigenze terrene dei popoli cui sono nviati. Si pensi che, secondo i dati a disposizione, solo i missionari italiani nel mondo (dati 2001) sono 15.931. Sono un esempio di coraggio e dedizione tanto più in quanto operano spesso in condizioni di disagio e di pericolo. Nel 2003 sono stati uccisi 29 missionari (25 l’anno precedente). Tra questi 3 sono italiani: padre Taddeo Gabrieli, ucciso a Imperatiz (Brasile) il 19 luglio, il comboniano padre Mario Mantovani, ucciso a Kotido (Uganda) il 14 agosto, la volontaria Annalena Tonelli, uccisa a Borama (Somalia) il 5 ottobre. Nonostante ciò si nota nella Chiesa anche oggi un notevole attivismo. Nelle pagine interne de La Voce (anche nei numeri passati) si descrive l’impegno missionario delle chiese umbre, con i loro sacerdoti e volontari e con le iniziative di appoggio e sostegno a comunità cristiane e non cristiane bisognose. Ma oltre che per spingere all’impegno, puntiamo il dito sulla missione della Chiesa nel mondo in un momento in cui la denigrazione di chi e di ciò che è cattolico risalta in maniera diffusa e insistente. Vi sono in Italia e in Europa delle correnti di nostalgici di vecchie ideologie anticattoliche e anticristiane di sinistra e di destra che stanno avanzando sospetti e alzando polveroni, diffidando della lealtà democratica e della capacità di distizione la sfera privata e quella pubblica in ambito politico. Sembra strano avanzare questi sospetti nei confronti di coloro che seguono per fede il detto evangelico “date a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio”. I laicisti post moderni ricordano della storia della società cristiana i fatti negativi ed episodi trasgressivi dei principi evangelici da parte di uomini di Chiesa, che pure sono esistiti e di cui la Chiesa si è emendata pubblicamente con dichiarazioni del massimo livello e con la più ampia pubblicità mediatica, dimenticando le maggiori e più alte realizzazioni che il cristianesimo ha operato in Europa e nel mondo, a livello di spiritualità, cultura e sviluppo umano. C’è ancora, e gira per le nostre piazze, il vetero comunista che per nulla infastidito di quanto è avvenuto nei regimi di cui è stato ideale sostenitore si permette di criticare la Chiesa e la Santa Sede di oggi come fosse la curia principesca del Rinascimento. Proporre il tema delle missioni, pertanto, non è solo un invito ai cristiani perché diffondano la buona notizia, ma anche una boccata di ossigeno per risentirsi vivi e vitali, al centro della storia, sapendo che c’è ancora tanta fame di pane e di Dio. La Chiesa non ha altro interesse che quello di poter realizzare ciò per cui esiste: offrire agli altri, nella libertà, ciò che ha ricevuto: parole di vita, aiuti materiali e spirituali, strumenti di comunicazione e di riconciliazione, segnali di speranza.

AUTORE: Elio Bromuri