Fanum Voltumnae: conferenza sullo stato degli scavi

Orvieto/ Inaugurato l'anno accademico dell'Istituto storico artistico

Una manifestazione d’indubbio interesse. Il 31 ottobre scorso, presso la sala degli Archi del Palazzo dei Sette, ha avuto luogo l’inaugurazione dell’anno accademico 2002/2003 dell’Istituto storico artistico orvietano, con una conferenza della prof.ssa Simonetta Stopponi, ordinario di Etruscologia e archeologia italica all’Università degli studi di Macerata, da tempo attiva in città per campagne di scavi che hanno destato comprensibili, diffusi apprezzamenti. L’incontro della docente riguardava il Fanum Voltumnae al “campus fori” o più precisamente la possibilità che le recenti e future indagini in quest’area in prossimità della Rupe offrano motivi validi perché l’ipotesi da più parti avanzata che la sede del santuario etrusco della Dodecapoli, centro religioso e politico dell’antica civiltà, ritrovo dei potenti del tempo, abbia riscontri fondati. Tanti e tali sono i ritrovamenti, in questi due anni di ricerche, che le aspettative degli archeologici impegnati nell’impresa sembra che siano state ampiamente appagate, con risultanze concrete e sorprendenti. Un imponente muro di terrazzamento in pietra leucitica, spezzoni di materiali fittili, una fibula bronzea, frammenti ceramici, pezzi di nimbi ed antefisse: materiali certamente ben conservati, meritevoli di attente analisi e riflessioni. Materiali inoltre – a detta della Stopponi – che andranno prontamente confrontati con altri presenti al museo di Berlino, provenienti dalle stesse zone, recuperati durante uno scavo ottocentesco purtroppo, come spesso accade, dimenticato per troppi lunghi periodi. La testimonianza affiorata quest’anno, che sta destando entusiasmi tra gli esperti del settore, è quella relativa ai resti della chiesa di San Pietro in Vetere, menzionata in documenti medioevali orvietani del 1238, 1292 ed infine 1350, che anche per la denominazione “sul vecchio” avvalorerebbe, senza dubbio, l’esistenza di più antiche e profonde tracce di passati cittadini. Una continuità di culto, con significativi riferimenti religiosi e culturali. Presenze cristiane su precedenti insediamenti non sarebbero novità per i ricercatori impegnati in simili indagini. Eppoi Voltumna era “deus Etruriae princeps”, un dato che indurrebbe ad accorte precisazioni. Per il momento, gli elementi a favore di prossimi, eclatanti rinvenimenti sarebbero evidenti. E’ già significativa la presenza di finanziamenti del Monte dei Paschi di Siena e della Ducato Gestioni, la partecipazione di studenti universitari di Macerata e Siena, Perugia e Pisa, sino a quelli degli States, la collaborazione del Comune di Orvieto e della Comunità montana “Monte Peglia e Selva di Meana” all’iniziativa: un coinvolgimento notevole di risorse che attende risposte concrete e sollecite. Anche per il dott. Bizzarri, che è il padre di questo impegnativo lavoro, le prossime mosse saranno decisive. Il Fanum Voltumnae verrà forse alla luce. Sarebbe la scoperta archeologica del secolo, senza dubbio alcuno.

AUTORE: fmdc