Fecondazione assistita. Nella legge viene riconosciuto al concepito il diritto di essere tutelato

Non dobbiamo tacere

In questi giorni si sta concludendo la raccolta di firme per modificare fortemente o, addirittura, abrogare la legge sulla fecondazione assistita. Secondo i radicali, principali sostenitori della campagna referendaria, “come per il divorzio e l’aborto si registra una vasta consapevolezza di come la legge debba consentire a ciascuno di fare la propria scelta etica, senza che le opinioni degli uni prevarichino quelle altrui”. Questo modo di pensare è davvero paradossale e va contro lo scopo della legge, qualunque essa sia: come si fa a dire che la legge deve garantire a tutti il massimo della libertà, permettendo di operare all’interno dello Stato scelte di segno contrario? È uno svilimento della funzione stessa delle legge, la quale ha un altro compito, troppe volte dimenticato: quello di indicare un valore morale e di cercare di tutelarlo con gli strumenti a sua disposizione. Piaccia o no la legge umana quando è giusta ha uno scopo: quello di prendere posizione per un valore e di non permettere o condannare gli atteggiamenti ad essa contrari. Essa esprime la volontà del legislatore di riconoscere, a volte con tempo e con fatica, l’esistenza di un valore morale e di tutelarlo. Questo non è confessionalismo, ma è autentica laicità, perché presuppone lo sforzo della ragione umana che, indagando nei vari ambiti del sapere scientifico e filosofico, giunge autonomamente a scoprire il vero. I radicali con un linguaggio suadente giungono ad intaccare i fondamenti etici della società civile, perché sostituiscono al valore morale la rivendicazione dell’autonomia assoluta del soggetto. Lo Stato perderebbe ogni funzione educativa nei confronti dei cittadini e assumerebbe il ruolo del garante sorridente di ogni scelta. Ma questo è paradossale e offensivo per tutti: per il legislatore, il quale non potrebbe più entrare in ambiti che riguardano il bene della persona e dovrebbe, semmai, ritirarsi in zone più neutre, ma anche per il cittadino che ha diritto di essere guidato nella conoscenza del bene. I sostenitori della campagna referendaria, con le loro tristi vittorie nel campo della vita e della famiglia, ingannano tutti, perché riducono la verità scientifica e morale ad un fatto di opinione. A loro dire la legge rappresenterebbe solo l’opinione di alcuni. E così facendo anestetizzano i cittadini davanti al problema capitale: quello della identità dell’essere umano nella sua fase iniziale. Lo ha ricordato il card. Camillo Ruini aprendo i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani: “Colpisce soprattutto, anche in questo caso, l’incapacità o la non volontà di prendere in considerazione lo spessore della posta in gioco, che ruota in ultima analisi intorno alla domanda sulla natura e sulla dignità dell’essere umano”. Questo è il punto capitale, affrontato dalla legge con grande responsabilità, perché viene riconosciuto al concepito il diritto di essere tutelato. Questa volontà si fonda non su un’opinione, ma sui dati scientifici. Tra i tanti studi in merito, Stanley Shostak dell’Università di Pittsburg scrive: “Lo sviluppo lega il passato e il futuro: mentre gli adulti sono i genitori dell’embrione attraverso la riproduzione, l’embrione è l’inizio dell’adulto attraverso lo sviluppo” (Embriology: an introduction to developmental biology, 1998). E, ancora, Scott F.Gilbert precisa: “La fertilizzazione è il processo mediante il quale due cellule sessuali (i gameti) si fondono insieme per creare un nuovo individuo con un corredo genetico derivato da entrambi i genitori” (Developmental Biology, VI ed. 2000). Pertanto, sulla base non di teorie religiose o astratte, ma conformemente alla scienza, dobbiamo riconoscere che l’embrione è soggetto coinvolto nella fecondazione al pari della madre. I sostenitori del referendum sostengono il falso diritto dell’adulto di decidere unilateralmente la sorte del più debole. Ma oggi anche i deboli alzano la voce e protestano nei confronti di una società che sta divenendo meschina, egoista e incapace di accettare il diverso, il disabile, il thalassemico: non possiamo tacere.