Fede e buona fede

l'editoriale

Perché pensi male di me? Se non hai la mia fede, non puoi almeno supporre e quindi rispettare la mia buona fede? Nel diritto classico la bona fides è determinante ed esclude l’inganno nei contratti. Nel pensiero comune, purtroppo, è prevalso l’aforisma andreottiano secondo cui ‘a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca’. Nasce il sospetto e ci si domanda cosa c’è dietro quella parola, quel gesto e persino quel silenzio. È vero che il Vangelo invita a non essere ingenui e creduloni, ma ‘astuti come serpenti e semplici come colombe’. I figli della luce, però, talvolta fanno i serpenti quando dovrebbero fare le colombe e le colombe nei confronti di menzogneri e ciarlatani. Mi riferisco alla fiducia data ciecamente da tanti cristiani nel secolo scorso a tirannici dittatori, mentre voltavano le spalle a veri profeti quali sono stati i Papi del secolo XX contro le due guerre mondiali e le opposte ideologie della violenza, mentre ponevano le basi per la giustizia sociale e la pace. Oggi nel panorama generale, nonostante l’omologazione dettata dai mass media, sui temi di fondo prevale il pluralismo culturale che si sviluppa in ambito etico, politico, religioso. Per evitare lo scontro e la demonizzazione degli uni verso gli altri, considerati diversi, competitivi e avversari, si dovrebbe dare spazio al principio: se non condivido la tua fede, rispetto la tua buona fede. Ad un musulmano di cui non condivido la fede, ad esempio, non posso dire: sei in errore, ti devi convertire altrimenti vai all’inferno. Ma anche lui dovrebbe fare la stessa cosa. In campo etico, non è giusto dire che il padre di Eluana è un assassino, anche se ritengo che procurare la fine di una vita con farmaci o con la sospensione dell’alimentazione sia in contrasto con il quinto comandamento, che non è un semplice precetto di Chiesa, ma una norma universale umana invalicabile. Ma anche lui, o chi per lui, deve riconoscere che il cattolico non è un sadico che gode nel vedere la gente soffrire in un’interminabile agonia. Così pure non è corretto quanto mi scrive la signora X, quando afferma che la Chiesa è contraria alla L. 194, perché vuole che le donne abortiscano di nascosto. Che guadagno ha la Chiesa da una posizione così netta contro l’aborto? Così, quando dice no alle nozze gay, il radicale non deve pensare che il cattolico disprezzi i gay e vorrebbe vederli ammazzati come ha fatto Hitler. Un minimo di tolleranza anche la Chiesa se la dovrebbe meritare, almeno da quei cattolici aperti e tolleranti su tutto e verso tutti. Una specie di accanimento critico verso la Chiesa oggi è promosso da fronti diversi. Non è una sindrome di accerchiamento come insinua qualcuno, ma un dato verificato in redazione. Da parte di tutti si dovrebbe ritornare a intessere relazioni più umane e dialogiche, linguaggi più controllati da parte della Chiesa nel condannare errori, peccati e ingiustizie, senza demonizzare le persone. Da parte di coloro che non si sentono in sintonia con la Chiesa, a loro volta, di riconoscere che essa, nelle sue battaglie culturali, non difende se stessa, privilegi, onori e ricchezze, ma valori nei quali crede e che ritiene fondamentali per il bene di tutta la società. Chi non ha la fede della Chiesa riconosca almeno la sua buona fede.

AUTORE: Elio Bromuri