Festa della Repubblica. Il miracolo di quel 2 Giugno

Settantacinque anni dal 2 giugno 1946. Festa della Repubblica, si dice abitualmente, perché quel giorno gli elettori italiani votarono il referendum tra la forma monarchica dello Stato e quella repubblicana, facendo vincere la seconda.

Ma si potrebbe dire meglio: festa della nazione italiana. O anche festa della Costituzione. Perché il voto non fu solo quella scelta che oggi ci può sembrare lontana nel tempo e anche poco comprensibile, tanto anacronistiche sono ormai ai nostri occhi le istituzioni monarchiche, anche dove ci sono ancora.

Prime elezioni democratiche …

Gli elettori e le elettrici (queste ultime ammesse nel 1946 per la prima volta alle urne) votarono anche per l’Assemblea costituente, che doveva scrivere la nuova Costituzione e nello stesso tempo fungeva anche da Parlamento, il primo democraticamente eletto in Italia dopo il regime fascista e dopo la guerra.

…per l’Assemblea Costituente …

In questo senso, il voto del 2 giugno 1946 segnò davvero la fine di un periodo di orrori e di sofferenze, e l’inizio di una nuova vita nel segno dell’unità nazionale e dello sguardo rivolto al futuro. Un passaggio, dunque, anche più significativo del 25 aprile 1945, che ricordiamo – giustamente – come la Liberazione, ma non fu ancora, o non dappertutto, il ritorno alla normalità.

Fu il 2 giugno 1946 la data a partire dalla quale non si ragionò più in termini di fascismo e antifascismo, ma prese forma l’articolazione fisiologica della politica nella dialettica dei partiti, divisi nelle loro opposte visioni del mondo (ricordate la saga di Don Camillo?), ma uniti nel rispetto delle regole del gioco democratico. Il miracolo della Costituente eletta il 2 giugno fu proprio questa unità nella diversità.

… e per il Governo

Quei diciotto mesi che portarono all’approvazione finale della Costituzione, nel dicembre 1947, non furono affatto tranquilli. Cominciarono e si conclusero sempre con Alcide De Gasperi a capo del Governo. Ma nei primi tempi il Governo era l’espressione unitaria di tutti i partiti che avevano preso parte alla Resistenza, compresi quindi i comunisti e i loro alleati socialisti. Dal primo giugno 1947 il Governo fu sorretto da una maggioranza che escludeva i comunisti e i socialisti. Da una parte i fautori della liberaldemocrazia di tipo occidentale; dall’altra i fautori del “socialismo reale” di stampo sovietico.

La “guerra fredda” non ferma la Costituente

Stava iniziando allora quella guerra fredda che sarebbe finita solo con la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989. Questo dettaglio ci dice quanto drammatica fosse la frattura che portò al cambio di Governo nel 1947.

Ma – ecco perché parlo di “miracolo” – all’interno della Costituente i lavori non subirono il ritardo di un solo giorno, e tutti gli articoli della Costituzione furono approvati a larghissima maggioranza, dai governativi come dall’opposizione.

E non perché sia un testo neutro, banale e generico. Ma perché fu perseguito onestamente lo sforzo di trovare una sintesi nei valori più alti che quella comunità nazionale poteva darsi.

Anime politiche opposte d’accordo su grandi valori

Quali valori? La democrazia, la libertà, l’uguaglianza, il lavoro: trovarsi d’accordo su questi non è difficile, almeno a parole.

Ma vi è di più: il principio di solidarietà e il riconoscimento delle formazioni sociali di base (articolo 2) sono concetti cari ai cattolici. E l’impegno della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini (articolo 3), che è un concetto caro ai socialisti. Potrei continuare elencando.

Così avvenne che, all’indomani dell’approvazione della Costituzione, ciascuna delle parti che vi aveva collaborato la sentiva come “sua”, e nello stesso tempo vedeva che anche gli altri la riconoscevano come “loro”.

La “forza” della Costituzione negli anni del terrorismo

Nei decenni successivi, quando la pace interna della nazione fu turbata dalla violenza di gruppi armati di vario colore, la risposta si trovò nel recupero del “patto costituzionale” sorto dalla votazione del 2 giugno 1946.

Ecco perché vale la pena di festeggiare ancora oggi quell’evento.