Festa di San Fortunato

Il 'logo' della diocesi invita a conoscere il patrono vissuto nel VI secolo

Nel nuovo logo della diocesi, accanto alla figura di san Giuseppe, vi è quella del vescovo San Fortunato anche lui patrono della nostra Chiesa. Fortunato è vissuto in un’epoca drammatica per le nostre terre, la fine dell’Impero romano con le continue invasioni barbariche. Crollava un mondo millenario e una civiltà consolidata. In questo mondo così convulso e incerto, la Chiesa di Todi era guidata dal vescovo Fortunato. Il pontefice Gregorio Magno ci parla di lui nel famoso libro dei Dialoghi composto tra il 593 e il 594. Le fonti di Gregorio sono un certo Giuliano ‘familiarissimus’ di Fortunato, che probabilmente aveva dimorato a Todi come difensore degli interessi della Chiesa; un altro testimone ascoltato dal pontefice è un senex pauper un vecchio povero che aveva personalmente conosciuto il Santo: novi et bene novi. Il papa Gregorio con questo scritto, in cui narra la vita e i miracoli di tanti pastori santi, vuole incoraggiare i cristiani ad avere fiducia in Dio poiché, nonostante le prove dure che si stanno vivendo, il Signore non abbandona il suo popolo. In questa confusa e dolorosa situazione, si erge Fortunato che si prende cura del suo popolo. Di fronte all”apocalisse in atto’ dell’avanzata germanica, i cristiani sono costretti a rivedere la loro posizione nei confronti della storia; l’Impero non tutela più lo spazio storico cristiano, ed i Germani, per lo più pagani, provocano nei cristiani l’impegno per la conversione. È proprio vero che i santi sono il Vangelo vissuto e ci danno sempre nuovi stimoli per affrontare la situazione in cui viviamo. Evangelizzare, guarire, difendere la fede e la Chiesa, soccorrere i poveri e i derelitti, è stata la pastorale di san Fortunato che ha tanto da dire anche oggi alla nostra chiesa. È significativo che la grande Chiesa affidata ai francescani non fu mai dedicata al santo di Assisi, ma rimase sempre la chiesa di San Fortunato. E ancora oggi ad oltre 1400 anni dalla sua morte, la sua testimonianza rimane viva nella fede del popolo, che nel giorno della sua festa sale numeroso intorno al suo sepolcro per partecipare all’eucaristia e così riascoltare l’antica invocazione: ‘O praesul Fortunate, spes tuorum civium”.

AUTORE: Marcello Cruciani