Giovanni Paolo II venti anni fa era tra noi

Il felice ricordo di don Alberto, il giovane prete segretario del vescovo

Giorni ‘intensissimi’ e ‘bellissimi’: così ricorda il 26 e 27 ottobre 1986 don Alberto Veschini, all’epoca segretario di mons. Cesare Pagani. E non c’era di mezzo solo l’aspettativa per la Giornata di preghiera ad Assisi, anzi si trattava di un fremito tutto perugino. ‘Monsignor Pagani – ricorda don Alberto – curò l’organizzazione della visita di Giovanni Paolo II in ogni dettaglio, così che ne potesse ricevere lustro la diocesi e l’intera città’. Già, perché la storia della Chiesa perugina è fatta di tante luci, ma anche di ombre che continuano a pesare, come la strage del 1859. ‘Il Vescovo – continua don Alberto – credette fin dall’inizio che la visita del Papa a Perugia sarebbe stato un evento importante… oh, non perché fosse coinvolto lui, ma in memoria di Leone XIII, e anche per cancellare il ricordo di alcuni momenti di storia passata’. E quell’augurio si è avverato? ‘L’esperienza è senz’altro servita per mettere Perugia un po’ sul candelabro, come direbbe il Vangelo. Sapevamo che sarebbe arrivata una folla, ma non così tanta. All’incontro con i giovani in piazza IV Novembre, la mattina del 26 ottobre, la gente arrivava fino a metà di corso Vannucci. Va anche detto che il personale diplomatico e l’entourage papale erano interamente assorbiti dall’evento di Assisi, ma Giovanni Paolo II visse in modo intenso anche la giornata di Perugia. Basta riascoltare il suo discorso ai giovani, dove alla fine cominciò a parlare a braccio: Amate la libertà, amate la verità…’ Com’era Wojtyla visto da vicino? ‘Mons. Pagani, che lo accompagnava sulla papamobile durante gli spostamenti, rimase impressionato dal fatto che il Papa, tra un saluto e l’altro alla folla, continuasse a pregare senza interruzione, mormorando giaculatorie. Quanto a me, la sera del 26 ero presente alla Casa Sacro Cuore quando il Pontefice raggiunse il suo staff. Si era ancora in dubbio circa la presenza o meno, il giorno dopo ad Assisi, di alcuni leader religiosi, e la prima cosa che Wojtyla chiese fu: ‘Hanno risposto?’. ‘Sì, Santità, verranno’. Viveva con il cuore proteso verso quell’incontro. Certo, ci si giocava quasi la reputazione, se pensiamo a tutte le polemiche di allora, e che continuano tuttora’. Quella visita ha lasciato effetti duraturi sui giovani? ‘Ho rivisto in questi giorni le immagini di allora: ho ritrovato tutti i volti di coloro che poi sono entrati attivamente nella Pastorale giovanile. Per molti di loro è stata una svolta, da cui è iniziata una vita nuova’. Memorie di Gianni Fabi allora responsabile delle pagine di Perugia su ‘La Voce’ ‘Il Papa nel cuore di Perugia’: non fu e non è uno slogan, ma piuttosto un modo per far emergere il significato autentico della visita che il 26 ottobre 1986 Giovanni Paolo II fece alla nostra diocesi. E quando si dice ‘cuore’ non si vuole indicare solamente la sua presenza fisica in piazza IV Novembre, cuore pulsante dell’acropoli, per l’incontro con oltre 10.000 giovani (resta ancora nella memoria di tutti noi che vivemmo l’evento il suo saluto pieno di affetto: ‘Mi piace stare qui, mi piace molto’), ma soprattutto si vuol esprimere l’impatto che l’evento ebbe con l’interiorità più profonda di chi nella città e nella diocesi vive. L’arcivescovo Pagani volle fortissimamente che l’evento fosse un incontro capace di risvegliare la vocazione battesimale dei cristiani perugini, di sintesi fra la sollecitudine pastorale del Santo Padre e la risposta generosa dei perugini. Volle che fosse capito nella sua essenza. Per favorire il raggiungimento di questo obiettivo, il Vescovo promosse, e ne seguì il lavoro con particolare cura, una struttura coordinata da don Arturo Gabrjielcic, che aveva il compito, in stretto collegamento con ‘La Voce’ e Radio Augusta Perusia, di preparare l’evento, curando l’informazione nella fase di preparazione e raccontandone fedelmente lo svolgimento. Fu predisposto molto materiale informativo sulla Chiesa locale e sulla città, affinché chi fosse venuto per seguire il Papa per conto degli organi di informazione nazionale avesse la percezione esatta della realtà perugina. La prima preoccupazione del Vescovo fu comunque che emergesse il ‘significato eminentemente pastorale’ della presenza del Pontefice, in vista anche dell’incontro di Assisi, in programma il giorno successivo. D’intesa con la Sala stampa vaticana furono preparate strutture funzionali perché gli operatori dell’informazione potessero svolgere agevolmente il loro lavoro. A palazzo Donini, messo a disposizione della Giunta regionale, fu allestita una sala stampa, nella quale con una rete televisiva a circuito chiuso si poterono seguire i vari incontri che il Papa tenne. Chi scrive visse l’intera giornata in quella sala. L’informazione fu completa, ma il calore umano dei vari incontri arrivò sfumato. Il ricordo più vivo arrivò a conclusione della giornata: con la partecipazione fisica di chi scrive alla celebrazione dell’eucaristia nello stadio Curi, gremito di almeno 40.000 persone. Fu solo un momento di un evento grandioso che resterà nella storia della città, ma nella mia vita, e credo in quella di tutti i presenti, ha lasciato un segno che il tempo non cancella e che questo ricordo nel ventennale rende ancora più caro. Inginocchiato, docente, accogliente. La sosta di Wojtyla all’universitàPrima di recarsi ad Assisi per la famosa Giornata di preghiera delle religioni per la pace, il compianto Giovanni Paolo II venne a Perugia, invitato dall’arcivescovo di allora mons. Cesare Pagani. Trascorse nella città l’intera giornata, culminata con la messa allo stadio Curi, e passò la notte a Casa del Sacro Cuore dove al mattino celebrò in privato la messa con le claustrali della diocesi e poi partì per Assisi. Le due giornate, quella di Perugia e quella di Assisi, sono incomparabili: tanto dedicata ad una sola comunità quella nostra, quanto aperta al mondo intero quella della città vicina, anche se vi è un certo legame, non solo territoriale, ma anche di messaggio, quando ad esempio il Papa definì perugia ‘città del dialogo’ per la presenza di tanti stranieri di nazioni e religioni diverse. Quella di Perugia, comunque, fu una giornata stupenda che esaltò l’animo dei perugini nei vari incontri che ebbero con il Papa. Uno dei momenti che hanno caratterizzato la visita, senza monopolizzarla, è stato quello con la comunità universitaria, nella piazza, nella chiesa e nell’aula magna. Fu un incontro suggestivo che vide un Papa inginocchiato adorante nella chiesa, docente nell’aula magna e cordialmente accogliente nell’incontro informale nella piazza dell’Università. Il suo discorso prese le mosse dal motto che i monaci Olivetani che costruirono la chiesa e l’abbazia, poi divenuta sede dell’Università per le note vicende poitiche del tempo napoleonico: ‘ingredere ut adores’ (entra per adorare). Il Papa ha usato questa espressione per indicare non solo il tempio di Dio, ma anche il tempio del sapere, della conoscenza e dell’insegnamento, tendente a condurre le menti verso la verità. Un discorso molto apprezzato che affronta i temi del dialogo tra le culture e della responsabilità di fronte alle scelte etiche. Per ricordare questa visita nella chiesa dell’Università, mercoledì scorso si è svolta una celebrazione di ringraziamento durante la quale è stato ripreso in mano il testo del discorso di Giovanni Paolo II e ne è stata sottolineata l’attualità.