Gli emarginati invisibili

VOLONTARIATO VINCENZIANO. Le attività del Gruppo e quelle del Banco di solidarietà alimentare

C’è una porzione di società che vive nell’indigenza e, a volte, anche all’ombra dell’emarginazione, spesso rinchiusa nei moderni ghetti della nostra città senza fare rumore. Famiglie, donne, uomini, anziani, e bambini che hanno difficoltà ad inserirsi nel tessuto sociale cittadino. Chi si occupa di dare sostegno a queste persone?A Perugia, tra le varie strutture caritative, opera fin dalla prima metà dell’Ottocento un gruppo di persone ispirate al carisma di san Vincenzo de’ Paoli: il gruppo oggi chiamato di Volontariato vincenziano (Gvv), che assiste, in molti casi a domicilio, moltissime di queste persone indigenti portando viveri, indumenti, biancheria per la casa. Questa realtà, la cui referente è Giovanna Monasterio, offre anche lezioni di italiano per stranieri, aiuto pomeridiano nei compiti a bambini e ragazzi e assistenza ai malati. “A volte sono le parrocchie a segnalarci i casi di maggiore bisogno – spiega la Monasterio – oppure le persone stesse che vengono la prima volta in sede per chiedere qualche sussidio. Ad oggi a Perugia siamo in 23 volontari ed assistiamo ogni anno circa 1.500 famiglie, per un totale di 5.000 persone”. Il problema più urgente per il Gvv di Perugia si chiama oggi: ricambio generazionale. Come spiega la presidente Belati: “C’è bisogno di reperire nuovi volontari tra i giovani per trasmettere il senso di quello che facciamo e trovare una continuità, per non estinguerci come gruppo”. Dall’operosità di alcuni volontari del Banco alimentare (la fondazione che recupera eccedenze alimentari e le ridistribuisce gratuitamente ad associazioni ed enti caritativi) è nato in Umbria nel 2008 l’ente Banco di solidarietà alimentare, una emanazione del Banco che distribuisce direttamente alle famiglie bisognose i prodotti alimentari. “Siamo partiti da qualche famiglia nel bisogno – spiega il presidente, Beniamino Setta – e oggi serviamo 80 famiglie nel circondario di Perugia, di cui il 70 per cento extracomunitarie”. Setta spiega che le segnalazioni arrivano dai servizi sociali del Comune di Perugia e poi il passaparola tra chi ha bisogno fa il resto. Le 20 squadre composte da due persone si recano personalmente una volta al mese presso le famiglie segnalate e portano il pacco di viveri. “Non è con quel pacco che si intende sfamare quelle persone – prosegue ancora Setta – ma si cerca di portare compagnia, aiuto, di raccogliere uno sfogo di queste tante persone nel bisogno”. Come hanno potuto constatare i volontari del Banco di solidarietà, è la mancanza di lavoro una delle piaghe principali in queste realtà. I numeri delle persone indigenti assistite da questi due presidi di volontari sono importanti, specie contando che gli aiuti sono portati in campo dalle forze di cittadini privati, molto volenterosi. Purtroppo però questo non basta a soddisfare i bisogni dei moltissimi poveri e delle nuove povertà che si affacciano sul decennio in corso.

AUTORE: Mariangela Musolino