“Grazie per avermi dato un cuore”

Collevalenza. Festa diocesana del santuario dell’Amore Misericordioso

La Giornata giubilare diocesana per la festa del santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza ha avuto inizio con la celebrazione delle lodi solenni con largo concorso di pellegrini provenienti dall’Italia e dall’estero. Alle ore 11.30 una solenne concelebrazione eucaristica è stata presieduta da mons. Manuel Monteiro de Castro, segretario della Congregazione dei vescovi e segretario del Sacro Collegio. All’inizio della concelebrazione p. Aurelio Perez, superiore generale dei Figli dell’Amore Misericordioso, ha rivolto all’illustre ospite un caloroso saluto. Dopo il canto d’ingresso e le letture della Parola, mons. Manuel Monteiro de Castro ha introdotto l’omelia ricordando le motivazioni di questa festa: “Celebriamo oggi la festa di Cristo Re e il 50º anniversario del ritrovamento dell’acqua del santuario. Cristo glorioso, Re di tutta la creazione e delle nostre anime, che è venuto a stabilire il suo regno non con la forza, ma con la bontà. Cinquant’anni del ritrovamento dell’acqua del santuario, che ci ricordano la preghiera di Madre Speranza, scolpita sulla facciata delle piscine: ‘Ti ringrazio, o Signore, che mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire’. Un cuore per ‘amare’ e un corpo per ‘soffrire’, è la grande lezione della festa di oggi. V’invito ad accompagnarmi in una breve riflessione su questo tema. Amare fa felici gli altri, reca gioia personale; non amare, non sentirsi amato, rende la vita dura agli altri, genera tristezza, spesso depressione. Amare Dio e il prossimo, perdonare, trattare bene anche i nemici è ciò che ci ha insegnato il Signore con la parola e con l’esempio”. Ha quindi commentato: “‘Ti ringrazio, o Signore, che mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire’. La preghiera di Madre Speranza si fa più viva con la storia del santuario, del pozzo, delle piscine. Soprattutto dopo che la fondatrice si stabilì a Collevalenza il 18 agosto 1951. Lo spirito del male, il Maligno, esiste e non lascia di provare e anche di far soffrire, ma la forza del cuore che si sa amato dal Signore, anche sopportando i tormenti, le incomprensioni, le prove, vince sempre”. “E così – ha detto ancora il presule – la casa dei Figli dell’Amore Misericordioso è costruita nel 1953, il seminario minore nel 1954, nel 1955 la capella del Crocifisso eretta canonicamente a santuario nel 1959, mentre il 3 dicembre 1960 si completava la realizzazione delle piscine. La Madre Speranza voleva il santuario dell’Amore Misericordioso somigliante a quello di Lourdes, luogo di pellegrinaggi, di rinnovamento e di prodigi. Ha composto questa preghiera per il santuario: ‘Benedici, Gesù mio, il tuo grande santuario e fa’ che vengano sempre a visitarlo […] alcuni a domandarti la salute per le proprie membra straziate da malattie che la scienza umana non sa curare; altri a chiederti perdono dei propri vizi e peccati; altri, infine, per ottenere la salute per la propria anima […]. Aiuta, consola e conforta, Gesù, tutti i bisognosi, e fa’ che tutti vedano in Te non un giudice severo, ma un padre pieno di amore e di misericordia, che non tiene in conto le miserie dei propri figli, ma le dimentica e perdona’”. Nel mese di novembre del 1960, quando tutto sembrava pronto per entrare in funzione, “la Provvidenza permise che l’uso delle piscine fosse proibito per disposizione dell’autorità ecclesiastica”, divieto che durò 18 anni. Possiamo ora capir meglio la frase di Madre Speranza: “Ti ringrazio Signore che mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire”. Un grandissimo numero di pellegrini si sono accostati al sacramento della riconciliazione e hanno partecipato alla mensa della Parola e del Corpo di Cristo. L’animazione liturgica è stata curata dalla corale di Montecchio-Collesecco diretta dal m° Emore Paoli.

AUTORE: Antonio Colasanto