Haiti: dramma nel dramma

Tutte le Chiese cristiane si stanno muovendo per portare aiuti alla popolazione

Morte e distruzione ad Haiti, il Paese più povero delle Americhe, dove il 12 gennaio la terra ha tremato quattro volte, con un terremoto del 7° grado della scala Richter che ha colpito la zona meridionale della capitale Port-au-Prince. Sbriciolati migliaia di edifici, il palazzo presidenziale, quello dell’Onu, alcuni ospedali, danneggiata la cattedrale. Si prevedono migliaia di morti ma è ancora impossibile una stima, viste le difficoltà nelle comunicazioni e nell’organizzazione degli aiuti. Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale del 13 gennaio, ha lanciato un appello alla solidarietà e al “sostegno” della comunità internazionale in favore della “drammatica situazione in cui si trova Haiti”. Il Papa ha assicurato che la Chiesa cattolica “non mancherà di attivarsi immediatamente tramite le sue istituzioni caritative per venire incontro ai bisogni più immediati della popolazione”. Il corpo senza vita di mons. Joseph Serge Miot, arcivescovo metropolita di Port-au-Prince (Haiti), è stato ritrovato sotto le macerie dell’arcivescovado. La notizia è stata diffusa mercoledì sera dall’agenzia giornalistica missionaria Misna, che ha ricevuto notizia dell’accaduto dai missionari della Società di Saint Jacques presenti in Haiti da oltre 40 anni. Non si hanno ancora notizie, invece, di mons. Benoit, vicario generale. Mons. Miot era nato a Jérémie il 23 novembre 1946. Dopo gli studi elementari e secondari in quella città, entrò nel Seminario maggiore di Port-au-Prince per gli studi filosofici e teologici. Dal 1978 al 1982 frequentò la Pontificia università urbaniana, conseguendo la laurea in Filosofia. Era stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1975, per la diocesi di Jérémie. Eletto arcivescovo coadiutore di Port-au-Prince e nominato amministratore apostolico sede plena della medesima Sede il 29 luglio 1997, ricevette l’ordinazione episcopale il 12 ottobre successivo. Nel marzo 2008 fu nominato arcivescovo metropolita di Port-au-Prince. Una squadra di soccorso con una decina di esperti di Caritas internationalis è in partenza verso Haiti per sostenere gli operatori di Caritas Haiti (con i quali non è stato ancora possibile nessun contatto) ed alcuni operatori di Caritas europee e statunitensi già presenti in loco. Il team di esperti è guidato dal direttore umanitario di Caritas internationalis, Alistair Dutton: “Il personale di Caritas Haiti – dice – è in grado di fornire un sostegno ai sopravvissuti del terremoto, come cibo, alloggio e assistenza attraverso la rete delle chiese e delle parrocchie”. “Tra le nostre priorità – aggiunge – ci sarà la stima dei danni e delle nostre capacità in loco per fornire aiuti ai sopravvissuti. La Caritas gestisce oltre 200 ospedali e centri medici ad Haiti. Sa come rispondere alle catastrofi umanitarie a causa dei frequenti uragani”. Nonostante le difficoltà nelle comunicazioni, Dutton conferma “un quadro di disperate necessità. I conflitti, le recenti calamità naturali e la povertà hanno lasciato gli haitiani con infrastrutture deboli. Lavorare in questa situazione sarà difficile”. “Abbiamo urgente bisogno di aiuto. I nostri due ospedali sono stati distrutti dal terremoto”: è l’appello da Port-au-Prince di padre Rick Frechette, missionario passionista americano, molto conosciuto negli Stati Uniti per il suo impegno umanitario a fianco dei minori poveri e abbandonati di Haiti. Padre Frechette ha costruito gli ospedali grazie al coinvolgimento della Fondazione Francesca Rava, un’organizzazione non governativa italiana. Padre Rick è conosciuto come il “missionario maratoneta” per la sua passione per quello sport; lavora come chirurgo in un ospedale pediatrico di Port-au-Prince. Nella capitale anche le équipe di Medici senza frontiere hanno constatato danni significativi alle proprie strutture mediche, dove pazienti e operatori sanitari sono rimasti feriti e dove stanno giungendo i feriti. Altri operatori umanitari sono già in viaggio per rafforzare lo staff presente sul posto. Cordoglio e solidarietà alla popolazione di Haiti sono stati espressi anche dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Il segretario generale Olav Fykse Tveit si è appellato alle 349 Chiese affinché si mobilitino in tutti il mondo per dare “un sostegno immediato alle iniziative di aiuto”. Attivata immediatamente l’Act (Action by Churches Together), organismo internazionale che opera a sostegno delle popolazioni colpite da emergenze, che da Ginevra sta coordinando gli aiuti. L’agenzia missionaria Misna riferisce che, oltre a mons. Serge Miot, arcivescovo di Port-au-Prince, sarebbe morto anche il capo della missione di pace delle Nazioni Unite, il tunisino Hedi Hannabi. Tra le vittime anche 12 caschi blu dell’Onu.

AUTORE: Patrizia Caiffa