I diritti della Rai. E degli utenti?

La televisione di Stato esorta i cittadini all’adempimento del dovere di pagare il canone, ma è assai meno puntuale circa i propri doveri

Su certi argomenti siamo un po’ ripetitivi e di tanto in tanto torniamo a ribadire più o meno gli stessi concetti. È il caso delle riflessioni che puntualmente facciamo sul pagamento del canone Rai quando la tv pubblica si riempie di messaggi volti a ricordarci che il nostro abbonamento è scaduto a dicembre e che c’è tempo fino a fine gennaio per rinnovarlo. Bene, lo faremo. Ma perché la Rai non ci ricorda anche quali sono i nostri diritti, ovvero i suoi doveri nei nostri confronti? Sarebbe sufficiente richiamare alla mente degli spettatori il Contratto di servizio, un documento triennale che la Rai sottoscrive con il ministero dello Sviluppo economico in cambio della concessione delle frequenze e del riconoscimento del servizio pubblico che essa è tenuta a svolgere, rispettando fedelmente una serie di doveri. Il testo del Contratto di servizio 2010-2012 è chiaro ed esplicito sugli obblighi della Rai: “Realizzare un’offerta complessiva di qualità, rispettosa dell’identità, dei valori e degli ideali diffusi nel Paese, della sensibilità dei telespettatori e della tutela dei minori, rispettosa della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna…”. I contenuti sono indiscutibilmente chiari. Altrettanto lo sono le linee operative indicate: garantire “il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell’informazione”; consentire “la fruizione di contenuti di qualità”; assicurare “un elevato livello qualitativo della programmazione informativa, ivi comprese le trasmissioni di informazione quotidiana e le trasmissioni di approfondimento, i cui tratti distintivi sono costituiti dall’orizzonte internazionale, il pluralismo, la completezza, l’imparzialità, l’obiettività, il rispetto della dignità umana, la deontologia professionale e la garanzia di un contraddittorio adeguato, effettivo e leale”.E ancora: assicurare “una gamma di programmi equilibrata e varia, in grado di garantire l’informazione e l’apprendimento, di sviluppare il senso critico civile ed etico della collettività nazionale, di mantenere un livello di ascolto idoneo per l’adempimento delle proprie funzioni e di rispondere alle esigenze democratiche, sociali e culturali della società nel suo insieme”; stimolare “l’interesse per la cultura e la creatività”; rispettare “la dignità e la privacy della persona e l’armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore, evitando scene ed espressioni volgari, violente o di cattivo gusto”; rispecchiare la diversità culturale e multietnica “nell’ottica della integrazione e della coesione sociale, tutelare le fasce deboli e anziane della popolazione”; promuovere i temi sociali più importanti, la diffusione dei principi costituzionali e la consapevolezza dei diritti di cittadinanza. Come non essere d’accordo rispetto a questi obiettivi? Ma c’è un piccolo problema: il vecchio Contratto di servizio è scaduto il 31 dicembre 2009 e nel febbraio del 2010 è stato ultimato l’iter parlamentare per la formalizzazione di quello nuovo, valido dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2012. A oltre un anno dalla scadenza del documento, il rinnovo formale non è ancora avvenuto. Evidentemente per il governo e per i vertici della Rai non è un adempimento importante; lo conferma la difficoltà di trovare traccia del testo nei siti della Rai o del ministero dello Sviluppo economico. Chi è fortemente interessato trova il modo di approfondire (per esempio: www.primaonline.it/2010/04/06/79622/il-testo-del-contratto-di-servizio-rai), ma resta l’incoerenza: da una parte c’è una scadenza contrattuale fortemente trascurata, dall’altra si caldeggia la nostra tempestività nel rispettare i tempi del versamento.

AUTORE: Homo Videns